E’
toccato a Lotito suonare al campanello di Trigoria, altro che ufficiale
e gentiluomo, ufficiale giudiziario mezz’omo, lì a decretare in latino
il fallimento della stagione giallorossa. Pignorato il sogno americano,
ora al popolo romanista non rimane che il suicidio per mezzo di
puncicata di massa in una rivisitazione dolorosa del più classico “
scambiatevi il segno della pace”, trasformato dalla disperazione del
momento, ma con la fede incrollabile giallorossa, in un più cruento “la
puncicata sia con te e con li mortacci tua” diretto al gluteo o alla
faccia a gluteo tipica del popolo romanista. La finale di Coppa Italia
regala un primo tempo meno brutto solo del tempo brutto di sabato, il
secondo si “rischiara” un po’ con le squadre che si allungano come la
distanza dalla Fiorentina, con il gioco che rimane comunque il grande
assente, e si rischiara ma solo fino alla grandinata finale sulla
stagione della Roma, con il gol di Lulic che per certi versi sembra più
un meteorite. E così anche la “maggica” ripartirà molto indietro, se
ripartirà, visto che probabilmente la disfatta ad opera laziale si
porterà dietro furibondi strascichi, difficile per Allegri ritirare su
la baracca, ancora di più del lavoro sporco che attende Mazzarri alla
pinetina. Intanto, perso il Siena riguadagniamo subito un’altra
trasferta comoda, Livorno o Empoli, avremo comunque ancora del buon
vicinato disposto a farci pasteggiare a cacciucco oppure con la bistecca
del Bianconi, basterà prendere la FiPiLi per prendere anche i tre
punti, e senza pagare nemmeno il pedaggio oppure il dazio di un derby
toscano. Tornando invece a quanto di succulento è successo ieri
all’Olimpico, la Lazio fa in tempo a rimettere in sesto una stagione che
l’aveva vista naufragare nel girone di ritorno dopo una prima
parte
invece scintillante, che l’aveva vista addirittura sgomitare nella lotta
per il primo posto. La Roma no, ne esce con le ossa rotte, la Bice mi
segnala una mostra di arte contemporanea post match di un Maestro di
fede giallorossa che mostra le due opere create nella notte passata tra
lo studio e il water, nella prima l’artista ci mostra come dopo la pera
di Lulic si sia spenta la luce su una stagione terrificante, fatta di
esoneri, di litigi in allenamento, e che oggi la vede fuori dalle coppe e
con il torsolo della pera di Lulic in mano, che a Roma è molto più di un
innoquo torsolo, e infatti nasce la seconda opera creata nella notte
passata tra lo studio e il water, che rappresenta quel torsolo che nella
capitale deflagra come una bomba. L’artista poi, tra uno strizzone e
l’altro ha spiegato alla Bice che le due opere vivono prima da sole, di
un loro preciso significato che è quello che ci ha già spiegato, ma
subito dopo vanno lette come un dittico che racchiude invece un
significato univoco, quello che l’artista prima di congedarsi ha voluto
esprimere sostenendo che il progetto americano è già alla frutta.
