.

.

lunedì 27 maggio 2013

Non una semplice pera

E’ toccato a Lotito suonare al campanello di Trigoria, altro che ufficiale e gentiluomo, ufficiale giudiziario mezz’omo, lì a decretare in latino il fallimento della stagione giallorossa. Pignorato il sogno americano, ora al popolo romanista non rimane che il suicidio per mezzo di puncicata di massa in una rivisitazione dolorosa del più classico “ scambiatevi il segno della pace”, trasformato dalla disperazione del momento, ma con la fede incrollabile giallorossa, in un più cruento “la puncicata sia con te e con li mortacci tua” diretto al gluteo o alla faccia a gluteo tipica del popolo romanista. La finale di Coppa Italia regala un primo tempo meno brutto solo del tempo brutto di sabato, il secondo si “rischiara” un po’ con le squadre che si allungano come la distanza dalla Fiorentina, con il gioco che rimane comunque il grande assente, e si rischiara ma solo fino alla grandinata finale sulla stagione della Roma, con il gol di Lulic che per certi versi sembra più un meteorite. E così anche la “maggica” ripartirà molto indietro, se ripartirà, visto che probabilmente la disfatta ad opera laziale si porterà dietro furibondi strascichi, difficile per Allegri ritirare su la baracca, ancora di più del lavoro sporco che attende Mazzarri alla pinetina. Intanto, perso il Siena riguadagniamo subito un’altra trasferta comoda, Livorno o Empoli, avremo comunque ancora del buon vicinato disposto a farci pasteggiare a cacciucco oppure con la bistecca del Bianconi, basterà prendere la FiPiLi per prendere anche i tre punti, e senza pagare nemmeno il pedaggio oppure il dazio di un derby toscano. Tornando invece a quanto di succulento è successo ieri all’Olimpico, la Lazio fa in tempo a rimettere in sesto una stagione che l’aveva vista naufragare nel girone di ritorno dopo una prima parte invece scintillante, che l’aveva vista addirittura sgomitare nella lotta per il primo posto. La Roma no, ne esce con le ossa rotte, la Bice mi segnala una mostra di arte contemporanea post match di un Maestro di fede giallorossa che mostra le due opere create nella notte passata tra lo studio e il water, nella prima l’artista ci mostra come dopo la pera di Lulic si sia spenta la luce su una stagione terrificante, fatta di esoneri, di litigi in allenamento, e che oggi la vede fuori dalle coppe e con il torsolo della pera di Lulic in mano, che a Roma è molto più di un innoquo torsolo, e infatti nasce la seconda opera creata nella notte passata tra lo studio e il water, che rappresenta quel torsolo che nella capitale deflagra come una bomba.  L’artista poi, tra uno strizzone e l’altro ha spiegato alla Bice che le due opere vivono prima da sole, di un loro preciso significato che è quello che ci ha già spiegato, ma subito dopo vanno lette come un dittico che racchiude invece un significato univoco, quello che l’artista prima di congedarsi ha voluto esprimere sostenendo che il progetto americano è già alla frutta.