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giovedì 10 maggio 2012

Perrier per non perir


Ci piacciono da morire le scelte coraggiose a Firenze, e allora quale tra queste è migliore dell'idea Zeman, scorciatoia necessaria a riportare subito l’entusiasmo dilapidato in due anni di scommesse perse nella sala del non gioco. Cambierebbero immediatamente le prospettive, e le aspettative sarebbero accompagnate da una scarica di adrenalina, questo serve oggi, una sferzata, e non scelte polverose come potrebbe essere quella di Ranieri, che sono scelte che costano e che non esaltano, o improponibili come quelle di Sannino e Reja, che nella fase acuta di depressione in cui siamo, sarebbero viste peggio della manovra Monti, o quelle poco coinvolgenti di Pioli, Gasperini e Montella che sanno troppo di utilitaria. Mentre Zeman, a differenza, oltre a ricompattare e ricaricare l’ambiente a molla, sarebbe scelta assolutamente praticabile, che darebbe un valore diverso anche agli acquisti meno roboanti, che ci dovranno essere per forza vista la rivoluzione non più rimandabile, e che a quel punto avrebbero il vantaggio di non essere considerati frustranti ma funzionali. La scelta di Zeman verrebbe accettata perché sarebbe avvincente come l’idea del calcio che si porta dietro, perché di questo oggi ha bisogno Firenze, di credere a una scommessa che affascina, e Zeman è l’uomo giusto al momento giusto, ci serve la sua fase offensiva come il pane alla mortadella, e di conseguenza, la sua filosofia di calcio per fare la scarpetta dentro la nostra passione, una scelta coraggiosa e allo stesso tempo sostenibile economicamente, basta solo farla. Mi sembrerebbe anche in linea con l’idea di cambiamento del sistema, che la proprietà ha sempre cercato di incarnare, con il bene e il male che questo comporta, all inclusive, si, mi prenderei tutto il pacchetto e affiderei l’anno zero alle folate di un calcio che evoca divertimento, quello che ci è mancato in questi anni, e poi secondo me Zeman se la merita anche un’altra opportunità in serie A, e la Fiorentina, se decidesse di offrirgliela, avrebbe più da guadagnare che da perdere. Si, il mio candidato numero uno sulla panchina Viola è lui, uno che a Firenze ci sta bene anche perché il suo nome sarebbe impronunciabile senza il rischio che saltino le otturazioni, una sfinge di nicotina che avrebbe oltretutto l’ideale staticità per disinnescare il ripetere di spiacevoli dinamiche frutto della reazione furibonda che tanto ci hanno sporcato l’immagine. E’ un idea frizzante come una Perrier, come il suo gioco gassato che gasa, da stappare perché abbiamo tanta sete di divertimento, quel bere a boccia ingordo di quando la passione è arsa, che serve oltretutto a digerire la mensa pesante di due anni di arrosti morti, di acquisti risultati arrosti, e di entusiasmi morti, e per cancellare dagli occhi quella ragnatela di passaggi in orizzontale che ci ha fatto soffrire le pene del calcio in bolla, via i geometri dal centrocampo perché il calcio non è un pavimento da posare perfettamente in piano, si, acqua Perrier come il gioco verticale, tanto gioco ficcante per il divertimento da una parte, e tanta Perrier per digerire il polpettone di un calcio impastato di noia dall'altra, vorrei il calcio effervescente di Zeman, che a differenza di quello champagne non ha neanche bisogno del grandissimo investimento, la materia prima costa meno, ma tra le acque, la sua è un effervescenza che distingue, Zeman è quella Perrier che ti consente di caratterizzarti per il gioco offensivo, e senza voler offendere nessuno, con il suo gas portentoso provocare rutilanti azioni in profondità, ma anche rutti, si tanti rutti per digerire i due anni e mezzo di quel calcio che ha fatto ribrezzo.