Ci
piacciono da morire le scelte coraggiose a Firenze, e allora quale tra queste è migliore
dell'idea Zeman, scorciatoia necessaria a riportare subito l’entusiasmo
dilapidato in due anni di scommesse perse nella sala del non gioco.
Cambierebbero immediatamente le prospettive, e le aspettative sarebbero
accompagnate da una scarica di adrenalina, questo serve oggi, una sferzata, e
non scelte polverose come potrebbe essere quella di Ranieri, che sono scelte
che costano e che non esaltano, o improponibili come quelle di Sannino e Reja, che
nella fase acuta di depressione in cui siamo, sarebbero viste peggio della
manovra Monti, o quelle poco coinvolgenti di Pioli, Gasperini e Montella che
sanno troppo di utilitaria. Mentre Zeman, a differenza, oltre a ricompattare e
ricaricare l’ambiente a molla, sarebbe scelta assolutamente praticabile, che
darebbe un valore diverso anche agli acquisti meno roboanti, che ci dovranno
essere per forza vista la rivoluzione non più rimandabile, e che a quel punto
avrebbero il vantaggio di non essere considerati frustranti ma funzionali. La
scelta di Zeman verrebbe accettata perché sarebbe avvincente come l’idea del calcio
che si porta dietro, perché di questo oggi ha bisogno Firenze, di credere a una
scommessa che affascina, e Zeman è l’uomo giusto al momento giusto, ci serve la
sua fase offensiva come il pane alla mortadella, e di conseguenza, la sua
filosofia di calcio per fare la scarpetta dentro la nostra passione, una scelta
coraggiosa e allo stesso tempo sostenibile economicamente, basta solo farla. Mi
sembrerebbe anche in linea con l’idea di cambiamento del sistema, che la
proprietà ha sempre cercato di incarnare, con il bene e il male che questo
comporta, all inclusive, si, mi prenderei tutto il pacchetto e affiderei l’anno
zero alle folate di un calcio che evoca divertimento, quello che ci è mancato
in questi anni, e poi secondo me Zeman se la merita anche un’altra opportunità
in serie A, e la Fiorentina, se decidesse di offrirgliela, avrebbe più da
guadagnare che da perdere. Si, il mio candidato numero uno sulla panchina Viola
è lui, uno che a Firenze ci sta bene anche perché il suo nome sarebbe
impronunciabile senza il rischio che saltino le otturazioni, una sfinge di
nicotina che avrebbe oltretutto l’ideale staticità per disinnescare il ripetere
di spiacevoli dinamiche frutto della reazione furibonda che tanto ci hanno
sporcato l’immagine. E’ un idea frizzante come una Perrier, come il suo gioco
gassato che gasa, da stappare perché abbiamo tanta sete di divertimento, quel
bere a boccia ingordo di quando la passione è arsa, che serve oltretutto a
digerire la mensa pesante di due anni di arrosti morti, di acquisti risultati
arrosti, e di entusiasmi morti, e per cancellare dagli occhi quella ragnatela
di passaggi in orizzontale che ci ha fatto soffrire le pene del calcio in
bolla, via i geometri dal centrocampo perché il calcio non è un pavimento da
posare perfettamente in piano, si, acqua Perrier come il gioco verticale, tanto
gioco ficcante per il divertimento da una parte, e tanta Perrier per digerire
il polpettone di un calcio impastato di noia dall'altra, vorrei il calcio
effervescente di Zeman, che a differenza di quello champagne non ha neanche bisogno
del grandissimo investimento, la materia prima costa meno, ma tra le acque, la
sua è un effervescenza che distingue, Zeman è quella Perrier che ti consente di
caratterizzarti per il gioco offensivo, e senza voler offendere nessuno, con il
suo gas portentoso provocare rutilanti azioni in profondità, ma anche rutti, si
tanti rutti per digerire i due anni e mezzo di quel calcio che ha fatto
ribrezzo.