Partirei
da Dante che non è il sosia di Jonny Stecchino, visto che un
po' se ne intende dell'inferno nel quale si trova oggi quel popolo
Viola che grida la rabbia con il suo manifesto più duro “
non sono più i tempi che Berta filava” che racchiude tutta
l'amarezza per il comportamento mai dimenticato di Nicola Berti, le
dichiarazioni di Silvia Berti e la musica di Orietta Berti, un vero
inferno appunto, che poi non è l’Etna, la siccità e
il traffico, come quello delle vere piaghe che soffocano la zona e
diffamano la Sicilia, e allora propugno con il duro pugno
dell’ottimismo, ancora l’estasi del Paradiso delle forme come
buon auspicio per una Fiorentina sana e senza infiammazione, e per
combattere un manifesto utilizzo una copertina. Perché
l’estasi è uno stato psichico di sospensione della mente,
come sospeso deve essere ancora il giudizio sul lavoro della società
che non è stato portato a termine, si tranquillizzi il popolo
Viola, almeno fino a quando non sarà emesso il biglietto per
l'Inferno o quello per l'estasi paradisiaca. Poi ci sono gli stati
psichici di qualcuno della rosa, da monitorare attentamente per non
ricadere in un campionato d’inferno, appunto. L’estasi che viene
percepita come estraniata dal corpo, l’abbiamo purtroppo ritrovata
per tutto l’anno nella stagione di Vargas culminata con l’assetto
della sua Porsche estraniato letteralmente dall’equilibrio proprio
dell’assetto, purtroppo molto oltre l’estraniazione, fino
addirittura al ribaltamento. Lo stato prodotto da questo stato è
una sorta di beatitudine che invece abbiamo spesso riscontrato
nell’espressione di Alessio Cerci, sicuramente quello che più
di tutti ha dimostrato un benessere interiore tale da doverlo
condividere non solo su Twitter per non rimanerne ipnotizzato e
attonito, ma ha cercato di scaricarlo anche sul campo passandolo di
piatto destro a De Ceglie, passando così, lui da bischero,
mentre attoniti rimanevamo solo noi. Tra oracoli, sibille, e l’estasi
dell’illuminazione buddista di chi vorrebbe addirittura Baggio, c’è
sempre quella paradisiaca di Dante, che già aveva capito
tutto, come sempre, aveva capito cioè l’importanza di avere
un geometra a centrocampo, quello che lui aveva intuito come
indispensabile per mandarci in estasi :
« Qual
è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e
non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,
pensando, quel principio ond' elli indige,
tal era io a quella vista
nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
ma non eran da ciò
le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui
mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor
che move il sole e l'altre stelle. »
E
allora vorrei consolare tutti quei tifosi che oggi si trovano
all’inferno, perché è condizione quella, che prevede
solo miglioramenti, collocazione scomoda ma da dove basta poco, molto
poco per cominciare a risalire, e forse, come diceva Dante, è
sufficiente un ragioniere di centrocampo, che alla fine faccia i
conti meglio di Mencucci, i passaggi meglio di Lazzari, e mandi in
gol anche qualcuno avanza tempo, facendolo meglio di Montolivo che il
tempo invece lo aveva dedicato al suo passaggio al Milan,
l'importante è essere pronti ad accettare con molta serenità
anche una figura così umile come quella di un ragioniere, che
forse non porterà all’estasi, ma quello che non posso
accettare invece, e oltretutto così supinamente, sono i
tatuaggi del ragionier Behrami che ci vengono propinati da
quell’inferno di aghi e lettini, e siccome il mondo è questo
e bisogna saperci navigare, se proprio tatuaggio deve essere, lo
vorrei vedere almeno nella sua estasi, che riassumo per comodità
nella foto di copertina.