O ci
“pigliano” per le mele oppure stanno facendo melina solo per “pigliarci”
l'allenatore più destagionalizzato su piazza, appunto, proprio come la mela,
perché mentre il suo gioco in velocità sbuccia gli avversari, il frutto del suo
credo lo si ritrova ormai tutto l'anno, fruibile per un intero campionato, un
uomo senza stagioni, e se il lavoro giornaliero paga e una mela al giorno leva
il medico di torno, come la mela, anche il suo gioco risulta antiossidante. Zeman
è un sempreverde, una mela verde, che se da una parte viene gustata per un uso
immediato, casalingo, è deliziosa comunque anche in trasferta, come ottima per
cucinare, che siano gli avversari, oppure i primi e i secondi, piatti e tempi,
e alla fine, dulcis in fundo, è ideale anche per i dolci, come per dessert è molto
gustoso avere tra i numeri a favore quelli del capocannoniere, del vice, e del
miglior bottino di gol fatti, che sono poi il vero succo che se ne ricava dal
suo gioco spregiudicato, una vera e propria sindrome offensiva che spreme gli
avversari fino a farne sidro. Il gioco di Zeman spesso trasforma i giocatori in
frecce al suo arco, giocatori come figli, come quello di Guglielmo Tell e la
mela sulla sua testa, come la sua squadra in testa alla classifica di serie B,
e quella che cadde in testa a Newton e che gli fece intuire la legge di
gravità, fino alla gravità di prendere una mela cotta come Ranieri che fa
cadere invece le palle a terra, e non per il principio di gravità, oppure
potremo vederla come quella data a Cenerentola dalla strega di Testaccio che ci
avvelena la passione rimasta. Poi c'era la mela d'oro data da Paride ad
Afrodite, che per lui era la più bella Dea dell'Olimpo, mentre Zdenek per noi è
la più bella idea prima delle Olimpiadi. E adesso la tentazione è forte anche
per Andrea Della Valle, e lo è come il frutto che fece cadere in tentazione
Adamo, e poi il calcio di Zeman è musica come quella dei Beatles che fondarono
non a caso l'Apple Records, e chissà se il Boemo approderà mai alla nostra casa,
o cosa, intanto che saranno mandate via le mele marce dallo spogliatoio, noi ci
soffermiamo per una attimo a ricordare la storia Viola di Corvino, che
probabilmente tornerà a parlare, e proprio per questo ci ricorderà tra le cose
positive della sua esperienza, anche la più grande plusvalenza che non poteva essere
fatta se non con uno che si chiama Melo. E poi, via, eliminiamo in un colpo
tutti i cori beceri, quelli razzisti, quelli offensivi, per fare spazio ai cori
pro e non a quelli contro, rilanciando a squarciagola la nostra discografia più
goliardica, e voglio cominciare proprio
io da questo blog a dare il buon esempio rivolgendomi ad un' immaginaria e
bellissima prossima avventura, con un classico senza tempo, come la mela “ Mela
dai o no, mela dai si o no? Me la dai o no, mela dai si o no?” E se è vero che
la mela ormai si trova tutto l'anno, bisognerà credere alle parole di quel
primaverile di un Di Marzio buttate lì di maggio, oppure le sue parole hanno lo
stesso valore di uno scherzo d'aprile? E se Oriali avesse davvero detto di no,
pace, vorrebbe dire che invece di gente compassata, una volta andato via anche l’uomo
con la passata, arriverà gente con più passione e meno anticrittogamici nei
pensieri, idee biologiche al potere, mentre quelle balzane come Ranieri, via
nelle fosse biologiche, e se Oriali non viene, io non mela prendo più di tanto,
e anzi penso, che se Zeman imperversa con il suo gioco nel campionato di serie
B, noi che siamo quelli che ci piacciono parecchio le mele, in attesa degli
sviluppi sciogliamo volentieri quei nodi rimasti, per un nuovo corso ma anche
di quel corsetto, per tuffarci a capofitto su quel bel lato B, che poi alla
fine sempre mele sono.