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martedì 15 maggio 2012

Mela canto e mela suono


O ci “pigliano” per le mele oppure stanno facendo melina solo per “pigliarci” l'allenatore più destagionalizzato su piazza, appunto, proprio come la mela, perché mentre il suo gioco in velocità sbuccia gli avversari, il frutto del suo credo lo si ritrova ormai tutto l'anno, fruibile per un intero campionato, un uomo senza stagioni, e se il lavoro giornaliero paga e una mela al giorno leva il medico di torno, come la mela, anche il suo gioco risulta antiossidante. Zeman è un sempreverde, una mela verde, che se da una parte viene gustata per un uso immediato, casalingo, è deliziosa comunque anche in trasferta, come ottima per cucinare, che siano gli avversari, oppure i primi e i secondi, piatti e tempi, e alla fine, dulcis in fundo, è ideale anche per i dolci, come per dessert è molto gustoso avere tra i numeri a favore quelli del capocannoniere, del vice, e del miglior bottino di gol fatti, che sono poi il vero succo che se ne ricava dal suo gioco spregiudicato, una vera e propria sindrome offensiva che spreme gli avversari fino a farne sidro. Il gioco di Zeman spesso trasforma i giocatori in frecce al suo arco, giocatori come figli, come quello di Guglielmo Tell e la mela sulla sua testa, come la sua squadra in testa alla classifica di serie B, e quella che cadde in testa a Newton e che gli fece intuire la legge di gravità, fino alla gravità di prendere una mela cotta come Ranieri che fa cadere invece le palle a terra, e non per il principio di gravità, oppure potremo vederla come quella data a Cenerentola dalla strega di Testaccio che ci avvelena la passione rimasta. Poi c'era la mela d'oro data da Paride ad Afrodite, che per lui era la più bella Dea dell'Olimpo, mentre Zdenek per noi è la più bella idea prima delle Olimpiadi. E adesso la tentazione è forte anche per Andrea Della Valle, e lo è come il frutto che fece cadere in tentazione Adamo, e poi il calcio di Zeman è musica come quella dei Beatles che fondarono non a caso l'Apple Records, e chissà se il Boemo approderà mai alla nostra casa, o cosa, intanto che saranno mandate via le mele marce dallo spogliatoio, noi ci soffermiamo per una attimo a ricordare la storia Viola di Corvino, che probabilmente tornerà a parlare, e proprio per questo ci ricorderà tra le cose positive della sua esperienza, anche  la  più grande plusvalenza che non poteva essere fatta se non con uno che si chiama Melo. E poi, via, eliminiamo in un colpo tutti i cori beceri, quelli razzisti, quelli offensivi, per fare spazio ai cori pro e non a quelli contro, rilanciando a squarciagola la nostra discografia più goliardica,  e voglio cominciare proprio io da questo blog a dare il buon esempio rivolgendomi ad un' immaginaria e bellissima prossima avventura, con un classico senza tempo, come la mela “ Mela dai o no, mela dai si o no? Me la dai o no, mela dai si o no?” E se è vero che la mela ormai si trova tutto l'anno, bisognerà credere alle parole di quel primaverile di un Di Marzio buttate lì di maggio, oppure le sue parole hanno lo stesso valore di uno scherzo d'aprile? E se Oriali avesse davvero detto di no, pace, vorrebbe dire che invece di gente compassata, una volta andato via anche l’uomo con la passata, arriverà gente con più passione e meno anticrittogamici nei pensieri, idee biologiche al potere, mentre quelle balzane come Ranieri, via nelle fosse biologiche, e se Oriali non viene, io non mela prendo più di tanto, e anzi penso, che se Zeman imperversa con il suo gioco nel campionato di serie B, noi che siamo quelli che ci piacciono parecchio le mele, in attesa degli sviluppi sciogliamo volentieri quei nodi rimasti, per un nuovo corso ma anche di quel corsetto, per tuffarci a capofitto su quel bel lato B, che poi alla fine sempre mele sono.