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martedì 8 maggio 2012

Meriti, demeriti e dementi


Nel campionato delle divisioni, nel quale siamo riusciti a dividere per due anche le presenze degli spettatori, e nel quale si sono visti i Sinisiani dei calci in culo contro i sostenitori del Rossi dei pugni in faccia, in un faccia a faccia dove sono rientrati naturalmente tutti, DV e Corvino compresi, Montolivo si è distinto più che per le doti tecniche, proprio per la capacità di essere separatore. Un giocatore che nel periodo finale della sua carriera fiorentina è riuscito ad appassionare molto di più quando non ha giocato, perché invece del pennello dal quale sarebbero dovuti uscire i suoi suggerimenti vincenti, si è dimostrato più pannello, un paravento, per non usare espressioni più colorite, dietro al quale è montata la divisione. Ha diviso insomma, anche se la percentuale di quelli che si sono schierati contro è superiore, ma comunque è stato un buon tramezzo dietro al quale urinare la delusione per una stagione di scontri, di corpo a corpo, di rese dei conti, un anno orribile con il coltello tra i denti, nel quale Montolivo è stato la perfetta transenna della zona di prefiltraggio tra la passione e la passata, e se alla fine, la stagione è stata almeno parata, evitando l’autogol della retrocessione, il buon Riccardo in tutto questo si è elevato a perfetta paratia, dove le divisioni, appunto, non sono mancate neanche all’interno dello spogliatoio, e chissà forse alimentate anche da certe decisioni di Delio Rossi di accantonarlo per qualche partita, oppure invece per averlo ripresentato, Un Delio Rossi non certo amato in quello spogliatoio, e prova ne è stato proprio il dopo partita di Lecce, nel quale, a salvezza acquisita, non è stata spesa mezza parola nei suoi confronti da parte di nessun giocatore. Non avevo mai parlato di Montolivo, lo faccio oggi anche se malvolentieri, e solo per sottolineare un aspetto, dopo che contro il Novara il giocatore è stato esaltato per la sua prestazione, fino a considerarla prova indiscussa della sua grande professionalità e classe, qualità queste che gli avrebbero permesso di togliersi la soddisfazione di salvare la Fiorentina. Alla faccia di tutti coloro che invece avevano esaltato le prove della Fiorentina rese possibili proprio dalla sua assenza, era tornato a fare la differenza e a sistemare la pratica salvezza con un pareggio interno contro il Novara dai contorni epici al tal punto, che anche il mite Delio Rossi, esaltato dalle gesta eroiche di chi invece di pensare al proprio futuro già scritto si prendeva la briga di calciare un rigore, si è fatto tradire dall’adrenalina a discapito di Ljajic. Ma in tutta questa legittima visione delle cose Viola, mi sarei aspettato almeno una qualche enfasi, però, anche per Alessio Cerci, che evidentemente non ha fatto abbastanza per meritarsi le stesse investiture da salvatore della patria concesse a Montolivo, anche se ci ha provato in tutte le maniere secondo me, forse svantaggiato dalla sua romanità troppo meno sobria dell’umiltà della bergamasca. Alessio da Valmontone, così, si distingue per gol, gatti, storie di Vigili Urbani e Social Network, e mentre Riccardo, con gli occhi da bravo ragazzo andava incontro alla gloria che gli veniva riconosciuta per una salvezza conquistata grazie alla doppietta contro il Real Novara, Cerci con la faccia da coatto e un modo di fermare i capelli troppo poco bergamasco, dopo aver realizzato il vero gol salvezza, da quegli stessi tifosi che avevano dimostrato di amare le realizzazioni salvavita, gli viene riservato solo il silenzio dei deficienti. Alessio Cerci ha sbagliato molto nella sua esperienza fiorentina, non ha saputo farsi amare, e soprattutto non ha trovato continuità di rendimento, mostrando le sue qualità solo a sprazzi, ma per alcuni è mancato soprattutto nel modo di porsi, ed è per questo motivo che oggi non gli vengono riconosciuti certi meriti, e tanto meno quindi possono essere esaltati. Fondamentalmente gli viene riconosciuta una mancanza di educazione, che a Firenze invece è imprescindibile, ed è proprio questa la differenza tra i due, e che si manifesta nel comportamento molto più signorile da parte di Riccardo, che invece le conosce molto bene le buone maniere, e mentre Cerci porta a Firenze solo eccessi, stranezze e il gol della salvezza, Riccardo che non si presenta mai a mani vuote, a Milano porta il contratto in regalo, e la classe si sa, non è acqua, in una Milano da bere nella quale l’acqua non è affatto gradita, il regalo invece si, quello lo è molto di più, perché Montolivo si presenta bene, da bravo ragazzo, portando con se non proprio dei bruscolini, mentre Alessio proprio quelli ci ha portato, i semi di una zucca molto spesso vuota.