Nel campionato delle
divisioni, nel quale siamo riusciti a dividere per due anche le presenze degli
spettatori, e nel quale si sono visti i Sinisiani dei calci in culo contro i sostenitori
del Rossi dei pugni in faccia, in un faccia a faccia dove sono rientrati
naturalmente tutti, DV e Corvino compresi, Montolivo si è distinto
più che per le doti tecniche, proprio per la capacità di essere separatore. Un
giocatore che nel periodo finale della sua carriera fiorentina è riuscito ad
appassionare molto di più quando non ha giocato, perché invece del pennello dal
quale sarebbero dovuti uscire i suoi suggerimenti vincenti, si è dimostrato più
pannello, un paravento, per non usare espressioni più colorite, dietro al quale
è montata la divisione. Ha diviso insomma, anche se la percentuale di quelli
che si sono schierati contro è superiore, ma comunque è stato un buon tramezzo dietro
al quale urinare la delusione per una stagione di scontri, di corpo a corpo, di
rese dei conti, un anno orribile con il coltello tra i denti, nel quale
Montolivo è stato la perfetta transenna della zona di prefiltraggio tra la
passione e la passata, e se alla fine, la stagione è stata almeno parata,
evitando l’autogol della retrocessione, il buon Riccardo in tutto questo si è elevato
a perfetta paratia, dove le divisioni, appunto, non sono mancate neanche
all’interno dello spogliatoio, e chissà forse alimentate anche da certe
decisioni di Delio Rossi di accantonarlo per qualche partita, oppure invece per averlo
ripresentato, Un Delio Rossi non certo amato in quello spogliatoio, e prova ne
è stato proprio il dopo partita di Lecce, nel quale, a salvezza acquisita, non è
stata spesa mezza parola nei suoi confronti da parte di nessun giocatore. Non
avevo mai parlato di Montolivo, lo faccio oggi anche se malvolentieri, e solo
per sottolineare un aspetto, dopo che contro il Novara il giocatore è stato
esaltato per la sua prestazione, fino a considerarla prova indiscussa della sua
grande professionalità e classe, qualità queste che gli avrebbero permesso di togliersi
la soddisfazione di salvare la Fiorentina. Alla faccia di tutti coloro che invece
avevano esaltato le prove della Fiorentina rese possibili proprio dalla sua
assenza, era tornato a fare la differenza e a sistemare la pratica salvezza con
un pareggio interno contro il Novara dai contorni epici al tal punto, che anche
il mite Delio Rossi, esaltato dalle gesta eroiche di chi invece di pensare al
proprio futuro già scritto si prendeva la briga di calciare un rigore, si è
fatto tradire dall’adrenalina a discapito di Ljajic. Ma in tutta questa
legittima visione delle cose Viola, mi sarei aspettato almeno una qualche enfasi,
però, anche per Alessio Cerci, che evidentemente non ha
fatto abbastanza per meritarsi le stesse investiture da salvatore della patria concesse
a Montolivo, anche se ci ha provato in tutte le maniere secondo me, forse
svantaggiato dalla sua romanità troppo meno sobria dell’umiltà della
bergamasca. Alessio da Valmontone, così, si distingue per gol, gatti, storie di
Vigili Urbani e Social Network, e mentre Riccardo, con gli occhi da bravo
ragazzo andava incontro alla gloria che gli veniva riconosciuta per una
salvezza conquistata grazie alla doppietta contro il Real Novara, Cerci con la
faccia da coatto e un modo di fermare i capelli troppo poco bergamasco, dopo
aver realizzato il vero gol salvezza, da quegli stessi tifosi che avevano
dimostrato di amare le realizzazioni salvavita, gli viene riservato solo il silenzio
dei deficienti. Alessio Cerci ha sbagliato molto nella sua esperienza
fiorentina, non ha saputo farsi amare, e soprattutto non ha trovato continuità
di rendimento, mostrando le sue qualità solo a sprazzi, ma per alcuni è mancato
soprattutto nel modo di porsi, ed è per questo motivo che oggi non gli vengono
riconosciuti certi meriti, e tanto meno quindi possono essere esaltati. Fondamentalmente gli viene riconosciuta una mancanza di educazione, che a
Firenze invece è imprescindibile, ed è proprio questa la differenza tra i due,
e che si manifesta nel comportamento molto più signorile da parte di Riccardo,
che invece le conosce molto bene le buone maniere, e mentre Cerci porta a Firenze solo
eccessi, stranezze e il gol della salvezza, Riccardo che non si presenta mai a
mani vuote, a Milano porta il contratto in regalo, e la classe si sa, non è
acqua, in una Milano da bere nella quale l’acqua non è affatto gradita, il
regalo invece si, quello lo è molto di più, perché Montolivo si presenta bene,
da bravo ragazzo, portando con se non proprio dei bruscolini, mentre Alessio
proprio quelli ci ha portato, i semi di una zucca molto spesso vuota.