Il
gol di Cerci da ufficialmente il via alla ricostruzione, bello, e a
coprire definitivamente i beli di una squadra gregge che ha prodotto
il Belice sul quale adesso la proprietà dovrà muovere
velocemente le ruspe. Bene per Guerini, sereno, che in un lampo ha
eliminato quelle fronde dal campo, che in una stagione orribile hanno
bruciato due allenatori e molta della passione di quei tifosi, però,
già minati dalla melanconia prandelliana, degenerata poi in
aerofagia da petizione. Si sa che per sopravvivere alla passione per
la Fiorentina ci vuole cuore buono, e se la passione vive dentro allo
stadio, il cuore ha bisogno di alloggiare in un torace abile poi alla
leva degli spalti, e non di uno affetto dall'antrace. La società
ha delle responsabilità precise per tutto quanto è
successo, e mi sembra di capire che non si tirerà indietro
davanti all'onere della ricostruzione, non ho riscontrato della
malafede in quegli errori, cosa che invece non mi sento di sostenere
per un ambiente, quello fiorentino, che comprende una parte dei media
e dei tifosi, che invece ci ha messo del suo per avvelenare, e se è
vero che Corvino a gennaio ci ha lasciato senza punte, dall'altra
parte c'è chi ci ha messo del carbonchio. E se non finirà
la guerra batteriologica a questa proprietà non ci potranno
essere i presupposti sani per ripartire, perché per farlo c'è
bisogno di tutte le componenti, in molti oggi aspettano i colpi del
mercato per pesare con mano i propositi di rilancio già
anticipati dalla società, anche a ragione per carità, e
se qualcuno potrebbe esaltarsi di fronte a giocatori che fanno
sognare come per esempio Pastore, io preferirei le prestazioni di uno
come Patseur, e come fece lui alla fine dell'ottocento, punterei
molte delle risorse marchigiane per una vaccinazione di massa contro
l'antrace, a gruppi di venticinque, lui usò le pecore, che poi
non si discosterebbe molto da chi spesso va dietro a quello che dice
il capo branco per “indirizzare”, perché sempre di gregge
si parla. La proprietà, invece, deve prendere atto degli
errori commessi e dimostrare la volontà di rilanciare,
concreta, soprattutto risanando perché non si ripeta quanto di
più brutto si è visto quest'anno a Firenze, e che si
riassume purtroppo e perfettamente nella reazione di Delio Rossi, che
è lo spot più brutto per il calcio, che è uno di
quegli episodi “volta pagina” che nella vita portano a gesti
importanti come lo smettere di fumare, e che nel nostro caso possono
portare molti ad attaccare la passione al chiodo. Quindi c'è
molto da ricostruire, ma non solo da parte della proprietà, io
vedo molto più complesso il lavoro per ricreare il terreno sul
quale edificare senza creare scosse alla prima difficoltà,
perché c'è da ritrovare equilibrio e senso della misura
anche da parte nostra, c'è bisogno di serenità e
cultura sportiva, ottimismo, passione e fede. Intanto Tommaso, che
quando predico come in questo caso mi fa da chierichetto, mi ha
portato il calice con del buon vinsanto, mentre la Rita mi fa dei
cenni con le mani, come per dire stringi, concludi, perché è
lei quella che mi detta i tempi dell'omelia, e mi sembra di capire di
essere andato lungo, e allora prima di mandarvi in pace, e visto che
non è tanto il problema che sono andato lungo, ma che invece
devo cominciare a pulire le cozze e i cannolicchi, concludo l'omelia
invocando il vostro perdono, se c'è stato chi ha tifato
contro, se c'è stato chi ha sperato nelle sconfitte e chi ha
inaugurato addirittura dei club per gufate di massa, perdonateli,
perché lo hanno fatto tentati dal diavolo, come del resto
Montolivo, perdoniamoli, d'altra parte un terreno per essere fertile
ha bisogno anche di loro, e io nel mio piccolo, e proprio per
ricordarli nell'istante in cui mescerò, a pranzo insieme alle
cozze e ai cannolicchi mi stappo un bel Vermentino.