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domenica 6 maggio 2012

Perdom Perignon


Il gol di Cerci da ufficialmente il via alla ricostruzione, bello, e a coprire definitivamente i beli di una squadra gregge che ha prodotto il Belice sul quale adesso la proprietà dovrà muovere velocemente le ruspe. Bene per Guerini, sereno, che in un lampo ha eliminato quelle fronde dal campo, che in una stagione orribile hanno bruciato due allenatori e molta della passione di quei tifosi, però, già minati dalla melanconia prandelliana, degenerata poi in aerofagia da petizione. Si sa che per sopravvivere alla passione per la Fiorentina ci vuole cuore buono, e se la passione vive dentro allo stadio, il cuore ha bisogno di alloggiare in un torace abile poi alla leva degli spalti, e non di uno affetto dall'antrace. La società ha delle responsabilità precise per tutto quanto è successo, e mi sembra di capire che non si tirerà indietro davanti all'onere della ricostruzione, non ho riscontrato della malafede in quegli errori, cosa che invece non mi sento di sostenere per un ambiente, quello fiorentino, che comprende una parte dei media e dei tifosi, che invece ci ha messo del suo per avvelenare, e se è vero che Corvino a gennaio ci ha lasciato senza punte, dall'altra parte c'è chi ci ha messo del carbonchio. E se non finirà la guerra batteriologica a questa proprietà non ci potranno essere i presupposti sani per ripartire, perché per farlo c'è bisogno di tutte le componenti, in molti oggi aspettano i colpi del mercato per pesare con mano i propositi di rilancio già anticipati dalla società, anche a ragione per carità, e se qualcuno potrebbe esaltarsi di fronte a giocatori che fanno sognare come per esempio Pastore, io preferirei le prestazioni di uno come Patseur, e come fece lui alla fine dell'ottocento, punterei molte delle risorse marchigiane per una vaccinazione di massa contro l'antrace, a gruppi di venticinque, lui usò le pecore, che poi non si discosterebbe molto da chi spesso va dietro a quello che dice il capo branco per “indirizzare”, perché sempre di gregge si parla. La proprietà, invece, deve prendere atto degli errori commessi e dimostrare la volontà di rilanciare, concreta, soprattutto risanando perché non si ripeta quanto di più brutto si è visto quest'anno a Firenze, e che si riassume purtroppo e perfettamente nella reazione di Delio Rossi, che è lo spot più brutto per il calcio, che è uno di quegli episodi “volta pagina” che nella vita portano a gesti importanti come lo smettere di fumare, e che nel nostro caso possono portare molti ad attaccare la passione al chiodo. Quindi c'è molto da ricostruire, ma non solo da parte della proprietà, io vedo molto più complesso il lavoro per ricreare il terreno sul quale edificare senza creare scosse alla prima difficoltà, perché c'è da ritrovare equilibrio e senso della misura anche da parte nostra, c'è bisogno di serenità e cultura sportiva, ottimismo, passione e fede. Intanto Tommaso, che quando predico come in questo caso mi fa da chierichetto, mi ha portato il calice con del buon vinsanto, mentre la Rita mi fa dei cenni con le mani, come per dire stringi, concludi, perché è lei quella che mi detta i tempi dell'omelia, e mi sembra di capire di essere andato lungo, e allora prima di mandarvi in pace, e visto che non è tanto il problema che sono andato lungo, ma che invece devo cominciare a pulire le cozze e i cannolicchi, concludo l'omelia invocando il vostro perdono, se c'è stato chi ha tifato contro, se c'è stato chi ha sperato nelle sconfitte e chi ha inaugurato addirittura dei club per gufate di massa, perdonateli, perché lo hanno fatto tentati dal diavolo, come del resto Montolivo, perdoniamoli, d'altra parte un terreno per essere fertile ha bisogno anche di loro, e io nel mio piccolo, e proprio per ricordarli nell'istante in cui mescerò, a pranzo insieme alle cozze e ai cannolicchi mi stappo un bel Vermentino.