Oggi ritorno su un aspetto di questo calcio nel quale sempre meno mi ritrovo. E’ anche per questo motivo che gli stadi sono vuoti facendo di fatto la fortuna di trasmissioni come “Chi l’ha visto?” La gente non si ritrova più e la Sciarelli cerca. Sempre più spesso nascono relazioni tra quelli che non si ritrovano più in questo mondo del calcio e quelli che volontariamente hanno detto alla moglie di uscire di casa per andare a comprare le sigarette. A parte l’indotto sentimentale che viene innescato, quello che a me da veramente fastidio sono i procuratori e la tiritera dei rinnovi contrattuali. Poi se questa deriva porta anche alla nascita di qualche figlio vorrà dire che un lato positivo lo possiamo anche trovare, e invece che figli di una “buhaiola” li chiameremo figli di Raiola, con l’accento sulla O per via della rima. Mi spiego meglio, si fa un contratto ad un giocatore per quattro anni, se il giocatore renderà al di sotto delle aspettative e quindi al di sotto del valore di quel contratto, saranno problemi delle società che comunque dovranno onorarli. Se il giocatore va oltre le aspettative e quindi quel contratto risulterà inferiore al valore del giocatore cresciuto nel frattempo, allora si comincerà a bussare alla porta della società e a parlare di adeguamento, sostanzialmente di rinnovo a cifre superiori. Ci sono anche tutte le situazioni che si trascinano fino ai circa fatidici 18 mesi dalla scadenza, quando incomincia la vera pantomima, i traccheggiatori si accorderanno con altre società per arrivare a scadenza e quindi monetizzare, altrimenti utilizzeranno l’avvicinarsi della scadenza come arma per alzare il valore dello stesso rinnovo. Se il giocatore avrà un qualche straccio di riconoscenza e non vorrà danneggiare la società andandosene a zero decidendo di rinnovare comunque a cifre più elevate, farà inserire una clausola rescissoria che gli permetterà di andarsene a prescindere dalla reale scadenza. A me tutto questo non piace, nemmeno se a trarne vantaggio è la Fiorentina come è successo con Tata. Lo so benissimo che tutto ha inizio dalla sentenza Bosman, lo so talmente bene che ho studiato il fenomeno come dimostra la foto, già da prima del ‘95, e il problema come si può vedere è andato sempre ad aumentare. E mi da fastidio come il canone Rai che sono costretto a pagare anche nel caso che abiti in una zona dove non c’è ricezione del segnale, in quanto è diventato una tassa da pagare sul possesso degli apparecchi abilitati alla riproduzione di programmi TV. Se ho una passione come quella del calcio devo pagare il canone a quei mestatori dei procuratori. Una logica inaccettabile, come se i pochi rimasti ad andare ancora allo stadio decidessero di lanciare cori per chiedere il bonus bebè pur non avendo figli, ma solo in quanto titolari, non tanto della tessera del tifoso, ma di un organo per la riproduzione. E così con il bonus bebè pagarsi la trasferta a Londra in Europa League.