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lunedì 15 gennaio 2018

Quel sogno coltivato a San Donnino


Se trovate ormai qualunquisti i miei editoriali la colpa è tutta di questa classe politica. Che almeno sia giunto il momento delle promesse elettorali che cominciano a mantenersi da sole. Capisco meglio di chiunque altro la delusione che si prova quando si arriva in fondo all’editoriale mentre si vorrebbe leggere parole quotidiane contro i Della Valle, o almeno piene di rabbia nei confronti di un destino cinico e baro. Conosco quel tipo di delusione, a me succedeva quando ero più giovane però, lei era generosa, intelligente, premurosa, bella da impazzire, ma non era quello di cui avevo bisogno. Non era un panino col lampredotto. Scusate poi se non mi sono fatto promotore di Hagi patrimonio dell’umanità, posso farmi perdonare di questa poca attenzione alle eccellenze mettendo a disposizione questo spazio per il mea culpa anche di Barcellona, Real Madrid, PSG, Chelsea e Bayern Monaco, altrettanto poco attenti. Scusatemi quindi se Hagi e Vitorul mi ricordano Orietta Berti e i 5 Stelle. Se penso a quanti ceppiconi ci sono nel calcio che conta, e che per tornare a giocare è dovuto andare in una società dove proprietario e allenatore sono il padre, l’acqua a bollire per il tè caldo alla fine del primo tempo la mette su la nonna, e a fare i biglietti ci sono le sorelle. Un po’ mi ricorda quel cinese di San Donnino che per consentire al figlio di coltivare il sogno di andare nello spazio intanto gli ha fatto le tute su un modello di Moschino. Dietro ci sono naturalmente loro, i Della Valle, che per non essere più accusati di vendere i campioni e incassare le plusvalenze vendono i giocatori prima ancora che diventino giocatori. Ma il tifo è sempre pronto ad accusarli lo stesso, oggi per averci fatto perdere quel patrimonio economico che domani sarebbe stato altro argomento ideale per montare polemiche. Ognuno affronta il proprio dolore come può, fatevene una ragione.

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