.

.

sabato 13 gennaio 2018

Come il materassino al mare



Chi guarda al mercato di gennaio con colpevole ingenuità mi ricorda certe dinamiche fatte di sguardi, quando la guardi e sorride, la riguardi e ti sorride ancora, alla fine abbassi anche lo sguardo perché ti sembra di guardarla troppo, ma poi è più forte di te, l’uomo del resto è cacciatore, allora ritorni a guardarla e lei imperterrita e senza ritegno ti continua a sorridere, così capisci che è la bambola gonfiabile della tua vita. Se vogliamo incanalare energia positiva, asettica da certe logiche del tifo e dalla frustrazione che ne deriva dopo nove risultati utili consecutivi di cui però molti pareggiucci, non ci resta che isolare quella sensazione di benessere che ci pervade quando facciamo mente locale all’improvviso che è venerdì pomeriggio e il giorno dopo possiamo dormire di più. Lo so che è la voglia di Baggio che ci ha fregato con Hagi, al Bambi succede quando ha troppa voglia di passera, ma non solo, è talmente ghiotto che vorrebbe allevare i vitelli già tonnati. Dobbiamo considerare l’esperienza di Hagi in Viola con un finale diverso, più politically correct, come il finale cambiato dal regista alla Carmen. So che sto antipatico a molti quando parlo di Hagi in questi termini, ma rimango umile. Comunque uno non si deve certo arrendere, e malgrado me continuare a lottare per vedere finalmente campioni indossare la maglia Viola, e se proprio uno deve alzare le mani perché il campione alla fine viene venduto, c’è da fare attenzione a non aver messo il maglione con il buco sotto l’ascella. Per non aggiungere al danno anche la beffa. Al limite, insieme ai sentimenti, alle bugie, e a certi pensieri peccaminosi, tutta roba che nascondiamo alle nostre compagne, ci metteremo pure il buco sotto l’ascella. Forse la voglia di Hagi è un po’ gonfiata, mi sono sempre immaginato che se Pioli lo avesse impiegato davvero e lui fosse andato a segno, il rischio di abbracciarlo per la gioia sarebbe stato quello di vederlo sgonfiare come il materassino al mare. A me da sensazioni più forti, al limite del cardiopalma, sbracciarmi fuori dal finestrino per richiamare l’attenzione del lavavetri, vederlo correre, insaponare, asciugare, io che pago e scatta il verde giusto un attimo prima che quelli dietro possano attaccarsi ferocemente al clacson. Si, fisicamente c’è più un lavavetri di Hagi.

Nessun commento:

Posta un commento