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venerdì 30 marzo 2012

Hardrancore


Noi tifosi siamo una categoria crudele più ancora dei nostri figli che non hanno pietà nel darti del rincoglionito alla prima titubanza tecnologica, oppure quando cominci ad allontanare la bottiglia del vino per leggere meglio sull’etichetta se è imbottigliato all’origine, che è poi l’origine di tutti i sintomi di una vecchiaia che contiene anche i solfiti, la solita solfa insomma dei figli bucaioli che ci dicono quello che ci dicono ma che però sono sempre e comunque i nostri primi tifosi. Noi che inveiamo contro gli avversari senza farci mancare l'insulto gomito a gomito da gradinata, quello fratricida che include anche i giocatori della propria squadra, siamo spietati come i bambini piccoli ma senza avere la stessa innocenza, tanto per parlarsi chiaro quella del tifoso è pura ignoranza. Prendersela con Cassano perché ha i buchi in faccia significa non aver capito che sta imparando a mangiare con la forchetta, così come prendersela con Cerci perché non rientra significa non capire che non rientra più nei nostri piani. Il tifoso è esasperato dalla troppa passione, viene continuamente frustrato sulla schiena da brividi freddi, ieri succedeva per Silva e oggi per De Silvestri, un giocatore preso di mira solo perché è uno che prova sempre la giocata più difficile, così come Quaresma messo in croce solo perché gli era stato fatto firmare un contratto di cinque anni nei quali doveva fare la trivela almeno una volta, quello che adesso sta succedendo al povero De Silvestri che sta provando a fare gol all’incrocio opposto mascherando la grande giocata con un uno stop a seguire. Poi ci sono piazze dove i tifosi sono più o meno di tendenza, più o meno conservatori anche nel modo di contestare, seguendo la mentalità della propria società votata al cambiamento e all’innovazione, a Milano per esempio che sono sempre stati quelli più avanti, con la Milano da bere degli anni 80 hanno voluto lanciare un vero e proprio stile di vita e di tifo, perché dopo la Stramilano che ha lanciato tanti atleti, sono passati a Stramaccioni per lanciare un allenatore della primavera, fino a offrirci la metà di Strasser per lanciare l’inculata intera del secolo. A Firenze che è città polemica per eccellenza, il tifoso tende ad accettare meno il cambiamento, anzi lotta alla morte per contrastarlo, è conservatore, combatte l’innovazione e vive nel rimpianto quando questo gli viene imposto. Una volta constatato che Prandelli non sarebbe stato per noi quello che Biscardi è stato per “il processo del lunedì”, ci siamo accaniti contro tutto e contro tutti fino a contestare addirittura quelli che ci sembravano dei gol in fuorigioco e dei falli da rigore non fischiati, non rendendoci nemmeno conto che facevano parte del pacchetto delle liberalizzazioni del governo Monti. Poi invece quando è stata la società a non voler cambiare come è successo con Sinisa confermandolo, apriti cielo. Siamo rancorosi e brontoloni ma anche generosi, la Fiorentina è in difficoltà e allora malgrado tutte le nostre incazzature ci siamo stretti intorno alla squadra per vedere di unire gli sforzi e arrivare in fondo. Anche il gruppo sembra ricompattato dopo il ritiro di Viareggio, sembra essersi creato il clima giusto per affrontare il Chievo, clima che forse risente anche della Pasqua, che infatti il buon Delio ha utilizzato per sensibilizzare i giocatori davanti a certi atteggiamenti di livore manifestati durante il confronto, che ha usato come metafora con la quale motivare, facendo presente che da una parte c’è la principale festività del Cristianesimo che celebra la resurrezione di Gesù, e dall’altra c’è la principale preoccupazione dei tifosi, e che per festeggiare la salvezza hanno bisogno di una resurrezione della squadra. Parlando di tutto questo Delio ha fatto presente che c’è un periodo preciso che precede questa festività, che sia la resurrezione di Gesù o la nostra, e anche questo argomento è stato utilizzato come metafora per far capire ai giocatori quanto fosse importante il periodo che precede la partita, ma non appena Rossi ha svelato con enfasi che stava parlando della Quaresima, Cerci gli ha subito chiesto se alla fine c’era riuscito a fare la trivela.

1 commento:

  1. Per Orcio: uno due tre prova, uno due tre prova...

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