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lunedì 28 settembre 2020

L'editoriale del giorno dopo


Una volta urlavo e litigavo con me stesso, adesso dopo una sconfitta come quella di Milano, mi guardo allo specchio dritto negli occhi, poi giro le spalle e me ne vado. Vedi, a volte, diventare grandi. Adesso ho pure una formula magica “Io prendo te Etna Rosso come legittima scusa, e prometto di amarti e onorarti sempre, soprattutto il giorno della partita Viola, soprattutto con la pioggia. Non sentire il nome di Hagi neanche in una singola voce di mercato ha invece fatto maledettamente incazzare Dio, che strano è dir poco, ed è così che ci ha mandato vento, piogge, burrasche, si è incazzato come quando chiese ad Abramo di uccidere suo figlio. Per i tifosi di società che non hanno problemi di soldi ma sono lo stesso povere il calcio è diventato deleterio, come mangiare un Tic Tac alla volta. Il gol sbagliato del 2 a 4 mi ha convinto a tirare fuori il plaid dall’armadio. Questa partita, questa stagione, me la voglio ricordare così, in quel preciso momento in cui capisci quanta classe, quanto talento, e visto che Quota Cento va in pensione, sperare ancora in qualche esodato di lusso. Poi francamente ho altro a cui pensare tra la maledizione della porta che non si chiude e la struggente storia d’amore tra lo strappo e la regola. So che la colpa è solo mia, fondamentalmente una questione di preparazione, se solo riuscissi a mettere cultura e lampredotto nella stessa frase potrei anche perdonare Vlahovic.

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