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venerdì 11 settembre 2020

Il Monte Sinai


Dopo il ritorno di Borja Valero ho concordato con la Rita di togliere l’antitarme dal cassetto dei sogni. Se proprio devo tenere vivo un ricordo punto tutto sulla Corrida di Corrado. Si alla mente aperta di chi pianifica i grandi ritorni, ma anche quel bottone della camicetta capace di esaltare il décolleté. Comunque il VAR conferma che non è un fuorigioco di rientro. Il Bambi a margine della conferenza stampa di Pradè sostiene che quelli col monopattino sono gli stessi ai quali viene l’ansia se fumano le canne. A me invece le conferenze stampa dei DS ricordano le pubblicità ingannevoli di una volta. Questa in particolar modo mi è sembrata un silenzio sussurrato all’orecchio. In uno di quei sogni che non realizzerò mai vedo una libreria, di quelle raccolte ed intellettuali, libri ovunque in vitale disordine. Legno, pavimenti in graniglia. Odore di tè al gelsomino e un pianoforte che può suonare chiunque. Mentre tra i ripiani della libreria si distingue una foto di Hagi con la cornice di radica. Il Monte Sinai è considerato sacro sia dagli ebrei sia dai cristiani e dai musulmani, come il luogo in cui Mosè ricevette le tavole con i Dieci Comandamenti. Sinai che letto al contrario fa Ianis, e numero dei Comandamenti che equivale al numero dei grandi fuoriclasse. Lo dico dall'alto della condizione di chi se la intende di più con settembre che con i cavalli di ritorno. Anche se così mi si vedono tutte le lacune, tra le quali la facilità di essere ferito, tipo la profonda delusione che ho provato nell’apprendere la positività di De Laurentiis che ha partecipato ad una riunione in Lega, ma si trattava di Lega Calcio. Il circolo vizioso è che adesso spero in un Agnelli ma sicuramente si ammalerà Manuel. 

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