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mercoledì 16 settembre 2020

Il meridiano di Greenwich


Rocco è un uomo intelligente che sa molto e lo racconta bene. Un cantastorie. A me piacerebbe Favino al posto di Barone anche se di ridimensionamento dovremmo parlare; da “one” in “ino”. O comunque qualcuno per confrontarsi dal punto di vista tecnico al quale chiedere se il Rolex funziona anche senza mettere il braccio fuori dal finestrino. Budget, FPF, siamo a posto così, la storia si ripete anche se mai come la suocera. Il Bambi dopo le parole di Commisso si è avvalso della facoltà di avvilirsi. E messo al bando anche il saluto col gomito io e lui ci salutiamo come Epifanio. Così il Covid ha mandato in crisi anche il calcio, come sono lontani i tempi del secondo scudetto, e poi ancora di quella generazione che a scuola ci andava a piedi, portava il grembiule, aveva solo due libri come due erano i punti per la vittoria, col diploma serale diventava funzionario statale, con un raffreddore passava sei mesi alle terme, e poi c’era chi andava in pensione a 39 anni. Dal giardino dei Finzi-Contini a quello dei Cinci-Fioriti. Quando dissero che ne saremmo usciti migliori non mi sarei aspettato di nuovo Il Grande Fratello. Se non fosse per Vittorio che ha avuto il merito di farci sparire direi che siamo come il meridiano di Greenwich; esistiamo per convenzione. In San Frediano molti vorrebbero vedere addirittura dei gol in bianco e nero, e dare ancora un morso al pollo della rosticceria prima di arrivare a casa. La via per essere felici così a braccio potrebbe esser rimasta quella della pizzeria preferita. Oppure osare perché il momento più dolce di un frutto è quello prima di marcire. O al limite puntare tutto sui supplementari. A noi del Novecento tra un po’ non ci resterà che invecchiare, dormire tantissimo, vestire solo con la tuta e fare i finti interessati. Ne più e né meno quello che faceva Fidel Castro.

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