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giovedì 4 febbraio 2016

C’è voluto un destro arcuato come il ponte alla Carraia

Già era stato facile anticiparlo, non occorreva certo che si favorissero gli eventi esponendo in curva uno striscione di contestazione, Maurito Zarate deve averlo preso come il segnale concordato con il destino per zittire il malcontento che stava montando senza neanche i cialdoni. C’è voluto un destro arcuato come il ponte alla Carraia per cominciare a dare un senso anche a questo mercato. Una partita che ha indicato non solo la mattonella preferita di Zarate, prima ancora era stata necessaria la mantella, con l’aggiunta dell’ombrella. Insomma, le cose che piacciono di più a quelli del mercato da pezzenti terminano tutte in "ella”, Montella, i fiori di zucca in pastella, le scarpe che hanno visto nel negozio Tod’s sotto casa della sorella. Inconcepibile come sia arrivata prima le contestazione della rivendicazione sulla gravidanza della Meloni. La squadra ne prende atto ma fa muro chiudendosi dentro il fortino. Come bisognerà prendere atto anche delle difficoltà della squadra che vince solo per una prodezza del singolo, e soffre il Carpi che avrebbe meritato abbondantemente il pari. Capisco perfettamente la preoccupazione dei genitori che hanno i figli cresciuti in curva insieme all’astio per i Della Valle, li vedo raccomandarsi tutte le volte che c’è la partita, di non discutere cioè con chi difende la proprietà perché poi li potano al loro livello, magari gli piace anche, e poi fanno figli che difendono la proprietà e che aprono blog di merda come questo. Il tutto dentro a sprazzi di Tello e lampi di classe di Ilicic, mentre il todocampista Borja Valero mostra a tutti i vantaggi del moto perpetuo, ma male la squadra che gioca solo all’inizio dei due tempi, per subire poi l’aggressività e la fisicità di un Carpi che sorprende per qualità e velocità. Si, è vero che la vittoria viene dal mercato, ma i tifosi non si danno pace lo stesso, perché sanno che comunque moriranno senza difensore centrale, e non solo, sanno che moriranno soprattutto senza sapere come faceva a pulirsi da solo lo Sfornatutto De’ Longhi. Se ci fosse più equilibrio nella tifoseria non penseremmo solo a quel cazzo di difensore dalla mattina alla sera, ma penseremmo a un mondo con le cucitrici che non si scaricano mai. Adesso però c’è bisogno che Sousa, tra un’espulsione e l’altra, trovi anche il modo di riaccendere la squadra rigenerando una manovra ormai involuta da tempo. Per mantenere il terzo posto bisogna alzare il livello del gioco, e poi bisogna tirare fuori Kalinic dal tunnel. C’è bisogno di tutti adesso, nel mio piccolo voglio suggerire a quelli degli striscioni di essere un po’ più elastici, vorrei indicare insomma di seguire la nuova frontiera della scrittura variabile in corsa.








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