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venerdì 19 febbraio 2016

Ai tempi di Liedholm, Zarate non era ancora nato

Giocata alla pari. Con una delle migliori squadre della Premier, la Fiorentina si mostra prima timorosa e snaturata dalla scelta del Mister di rinunciare al centravanti, costretta a subire il pressing degli inglesi, e a fare un uso intensivo del lancio lungo. Poi nella seconda parte, una volta corretta, può mostrare i propri tratti somatici con orgoglio. Meriterebbe la vittoria per piglio, gioco e occasioni create. Risultato finale favorevole agli inglesi, che a Londra però non saranno comunque tranquilli. L’assenza di un centravanti ha spiazzato più me (e la squadra stessa), che gli avversari. Buono il ritorno di Badelj, steccano invece l’influenzato Ilicic e il polacco barbuto. Peccato per quel tentativo tattico di non voler dare punti di riferimento all’avversario, che alla fine ha affascinato anche Sousa. Una ricerca di sorprendere l’avversario togliendo il centravanti, che fa parte dell’evoluzione dell’uomo in quanto allenatore. Tutti ci sono passati. Del resto ci sono persone che considerano le cinque di mattina una leggenda metropolitana, è possibile quindi pensare anche a Zarate in pasto alla difesa avversaria. Per onestà devo dire che io non sono proprio il più indicato ad analizzare le scelte tattiche del Mister, sfrutto biecamente l’occasione di dissentire sulla formazione del primo tempo, che solo il calcio ti regala, tanto nessuno potrà mai dimostrare che quello che affermo sono stronzate. E non solo, incoerente, opportunista e voltagabbana, così facendo ho rinnegato anche parte del mio passato, quando proprio contro il potere forte di quella fetta della tifoseria che sa sempre qual è la cosa giusta da fare, appunto dopo che i fatti sono già successi, fondai le Brigate Dubitanti. Ricordo con tanta nostalgia che ci infilavamo in cortei e manifestazioni a gridare "Forse!". Oggi mi sono imborghesito, ma soprattutto sono stato traviato dalle amicizie cattive, voi per intendersi, mentre prima ero più umile e non mi sarei mai permesso di mettere in dubbio le scelte di Cavasin. Ero più vero a quei tempi, quando la prima cosa che guardavo in una donna era ancora il colesterolo. Oggi alterno profonde riflessioni filosofiche a enormi stronzate. E il problema è distinguerle. Ieri vedendo la partita con il Bambi, ho messo in dubbio addirittura cose che ritenevo certezze, prima del match infatti sapevo che nel cervelletto avevano sede i neuroni dell'equilibrio, e nell'ipofisi i regolatori ormonali. Ma quando l’arbitro ha fischiato il rigore che per il Bambi non c’era, ho capito che i neuroni della bestemmia non si trovano nel mignolo del piede. Una partita che se anche non ci permetterà di passare il turno, mi ha consentito di capire che devo ritrovarmi. Smetterla di frequentarvi, e riscoprire quando mi andavano bene persino le formazioni di Bruno Giorgi. Per non parlare di quando c’era Nils Liedholm sulla panchina Viola, solo al pensiero mi emoziono ancora, perché quello fu il periodo della mia prima lezione di flauto alle medie, quando mangiai i bucatini. Oggi dobbiamo invece combattere con le malattie psicosomatiche che certe proprietà ci fanno venire. Comunque solidarietà ai claustrofobici che non possono tenersi dentro tutto quello che provano per Cognigni.




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