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giovedì 25 febbraio 2021

Pensieri invecchiati in barrique


Il Pinot Nero a differenza del Nerello Mascalese mi favorisce pensieri più pulp, tipo il fatto che un parcheggio non rimane mai libero neanche per un minuto. Per non parlare delle loro caratteristiche organolettiche, ormai la degustazione di un vino ha più sfaccettature che sfumature di grigio. La zona rossa non potrà fermarci mai, intendo noi per i quali il vino rientra nella “comprovata necessità”. E sempre a proposito di pensieri pulp, dopo aver vissuto con gioia i 21 gradi di ieri, mi è venuto da pensare “ntu culu al coviddi”. E anche che sarà bello quando scopriranno la piscina. Con il Nerello Mascalese faccio invece pensieri più magmatici, e vorrei essere Pioli per non capire un cazzo. Poi ci si disaffeziona così, uno non fa niente dopo l'altro. Bere i due vini in rapida successione ti regala considerazioni a confronto, con il primo ti viene in mente per esempio che Cristo ha causato sanguinose e lunghe guerre, roghi e inquisizioni, causando ritardo anche nel progresso scientifico, mentre con il secondo, che ha fatto pure cose buone come trasformare l’acqua in vino in una festa di matrimonio dove tutti erano probabilmente già ubriachi. Se inverti la scaletta di degustazione emerge che la storia degli ultimi tra gli ultimi porta a passare le ore in coda alla cassa del supermercato. Ho notato che incide anche la location, la sala da pranzo piuttosto che la cucina, nella quale ho avuto modo di pensare a quanto il mondo sottovaluti il fascino di mangiare direttamente dal tegame. E quando eccedi si ripresenta immancabile il desiderio di mollare tutto e sparire in circostanze misteriose. Vini sostanzialmente divaricati. Per non parlare di quando dopo aver bevuto si legge di certi studi nei quali si evidenzia che in Italia i ragazzi cominciano con cocaina e pasticche già alle scuole medie, e allora mi viene da pensare che la DAD sia una sorta di San Patrignano.

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