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mercoledì 7 ottobre 2020

Un giorno perfetto lo trovo sempre


La prima rata del prestito di Chiesa come la prima uscita in edicola a un euro, e prima di tutto ciò la frase del 2020 era ancora “chi ha una mascherina da prestarmi?”. Trentennale il pagamento, ultratrentennali Ribéry, Callejon e Caceres. Davanti al mio altarino Viola intanto ho predisposto una cassettina per le elemosine affettive. E per evitare di essere coinvolto emotivamente dalle transazioni che avvengono all’interno di Renato l’Allegro Mercato, tenendo per una volta chiuso l’accesso al paradiso artificiale del vino, ho installato “Immuni”. Adesso ci manca solo un documento dell’ASL al posto del cuore per dare partita vinta a tavolino allo Spezia. Questa “genucessione” mi ha un po’ ricordato la “cancellazione” dei decreti Salvini da parte di Conte che lui stesso aveva firmato l’anno scorso. Purtroppo la mia estemporanea carrellata di disamore verso il calcio contempla, dopo gli episodi del primo rinvio e poi dello stop al Napoli da parte della ASL, anche il penoso stato di un sistema usato come emblema della tanto ricercata normalità, che diventa la cosa più anormale in circolazione. Anche più di Beppe. Il pallone sembra avere la stabilità del nostro centrocampo, il protocollo è franato come il nostro entusiasmo. Un movimento calcio che si guarda allo specchio per raccontarsi di quanto è ancora bellissimo, senza però togliersi mai il cappellino. E quanto trovo penalizzante per Callejon la mascherina che gli nasconde quel baffo da sparviero. In un periodo di disamore tale mai vorrei entrare in uno spogliatoio femminile per non rivedere pure certi pilastri della mia eterosessualità. Se noi tifosi non vogliamo essere decimati, tra disamore e interviste di Pradè, il mio grido rivolto al Governo del Calcio è quello di quarantenarci. Menomale che digerisco ancora il fritto, e poi un giorno perfetto per appoggiarmi a un albero lo trovo sempre.

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