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venerdì 23 ottobre 2020

Occhio al plurale più che al Covid


Torna l’ora solare, domenica c’è da ricordarsi di rimettere indietro le lancette a quando Pioli non era ancora primo in classifica. Perché per rasserenare l’opinione pubblica non iniziamo a dare il numero dei tamponi negativi, del resto l’11 settembre ha fatto 328 milioni di vivi. Ve le ricordate le madri coraggio? La versione aggiornata ne vede una di Valdagno che ha venduto il trattore per pagare le mignotte al figlio. Come pietra miliare sul sentiero della vecchiaia intanto è arrivato il minestrone. Devo dire che così come la possibile chiusura delle piscine mi terrorizza, il coprifuoco mi trasmette la stessa agitazione di quando aumentano le tasse sugli yacht. Il Bambi ha accolto con favore l’apertura del Papa alle unioni civili anche tra omosessuali, precisando però che adesso lui può desiderare la donna d’altri senza che gli rompano più le palle. E il mio ottimismo lo dimostro andando a montare i pneumatici invernali. Non solo quelli di Rocco, i rutti delle vacche svizzere fanno male al clima, e attenzione a non sbagliare la sequenza occhiali-mascherina-cuffiette. Poi il coprifuoco potrebbe aiutare per evitare i cinghiali, mentre il sonno lo sa quando la Fiorentina scende in campo. Si scopre oggi che “evitare gli spostamenti” non è affatto un’indicazione del Governo volta a limitare l’aumento del contagio, ma un’indicazione tattica dello scorso anno di Iachini a Badelj. Al coprifuoco rispondo con il copriletto, e al calduccio vi metto in guardia non sul Covid ma sull’uso da parte delle donne dei plurali per fare le cose. Intendo “puliamo il bagno, rifacciamo il letto, spazziamo la terrazza, ripariamo il lavandino”. Ti sta dicendo che devi farlo te.

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