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sabato 21 novembre 2020

L'ossobuco nell'acqua


Nel futuro che mi immaginavo quando ancora avevo la Romanelli da cross c’erano progressi prodigiosi della medicina, non pensavo all'immortalità, ma che fossero sviluppati potenti farmaci anti invecchiamento, arti bionici, punte capaci di fare gol e ceppiconi che non allenassero la prima in classifica. La realtà ci racconta invece di ragazzi con la sciatica già a 18 anni, mal di schiena come seconda causa di morte, pandemie, comunque stampelle anche se in fibra di carbonio, piedi a roncola tipo quelli di Kouame. E purtroppo continuiamo a parlare soprattutto di morti anche se con le dovute precisazioni; di Covid, per Covid, forse il futuro ci dirà che ce ne saranno anche a, da, in, con, su, tra, fra Covid. Il Bambi dopo questa considerazione ad alta voce mi ha guardato con lo sguardo perso nel vuoto a rendere, tanto che posso affermare che la didattica in presenza non ha prodotto tutti questi grandi risultati. L’unica cosa che sembrerebbe reagire ancora a certi stimoli sono i suoi ricettori della sazietà che si spengono quando di fronte ha l’ossobuco con i piselli. A me per la verità ormai eccita quasi solo il formaggio con le pere. Probabilmente se la Fiorentina fa piangere, lo fa anche se batte il Benevento, almeno per chi è emotivo come me, noi che sappiamo piangere sempre, anche quando vinciamo. Temo che qualcuno alla fine non regga, a forza di ingoiare giri di campo, dichiarazioni ardite come le risalite, la sagra dell’allenatore bollito senza mostarda, la squallida guerra con i giornalisti sportivi, Callejon falso nove, la terza ondata invece del terzo scudetto. Qualcuno tipo il Costagli, mio compagno di scuola timidissimo che faceva fatica a parlare ma non ad arrossire, arrivò però un giorno, niente al confronto dei lenzuolai di via Tornabuoni, dal nulla si alzò durante il compito in classe di matematica e urlò con forte accento pistoiese “HARRY POTTERE E IL FRIZZANTE DITO IN CULO”. Fu sospeso. Altri che non stanno bene e che temo possano esplodere da un momento all’altro sono i cani levrieri, quelli magri che corrono, non ne ho mai visto uno sorridere, secondo me non ne possono più delle scale elicoidali. Il quadro della situazione somiglia sempre di più ad altri già visti. Anche se chi è stato bravo può sempre nutrire la speranza che Babbo Natale gli porti il saturimetro.

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