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domenica 19 aprile 2020

Una conchiglia all'orecchio



Da oggi dichiaro guerra alle metafore militari, e mi sento vicino a chi ha perso il diritto di rimanere in casa per scelta. A proposito di stati d’animo mi sento pure un emarginato, uno cioè dei pochi rimasti fuori dalle varie task force, oltre ad essere tra quelli che ancora non hanno capito quante saranno le fasi. Mettici la fame nervosa, l’ansia e l’insonnia a fare un pericoloso assembramento. Di erotico in questo periodo sono rimaste le intenzioni e certe calze scure che asciugano all’aria. Senza Nerello Mascalese ho dormito agitato, ho sognato un mondo senza più nessuno, ma con gli autobus che continuavano a girare vuoti. Hanno riaperto le librerie ma non ci possiamo più leccare le dita per voltare pagina, non solo, prima potevamo soffermarci sul viso delle ragazze mentre oggi per colpa delle mascherine siamo costretti a guardargli il culo e le poppe. Prima del Covid le trombate con partner occasionali avvenivano senza mai averle viste nude, dopo il covid senza neanche averle viste in faccia. Non lo direi neanche sotto tortura dove nascondo il Nerello Mascalese, al limite mollo la bottiglia di Grillo messa in freddo per il pranzo di oggi. Bevo vini siciliani perché mi è rimasto un dubbio al di fuori dei confini del Sangiovese, pensate se due mesi fa avessero detto ai siciliani di restare il più possibile a casa per colpa di un virus e loro invece tutti ammucchiati tra aperitivi e sciate sull’Etna. Immaginatevi se per colpa loro adesso stessimo tutti chiusi in casa per mesi a bere della Bonarda frizzante. Ho appoggiato una conchiglia all’orecchio e ho sentito il rumore di quando si stappa il sughero.

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