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sabato 11 aprile 2020

Come la bi-zona di Canà


Penso a quando la sabbia scotta ma non me ne preoccupo più di tanto perché sto correndo verso il mare. Penso che quest’anno col cavolo. In compenso ormai sudo sapone per le mani. Il Bambi dopo aver ascoltato un epidemiologo severo dire che il virus non dorme mai ha deciso di tenere la mascherina anche quando va a letto. Quando ancora si poteva dire che l’importante era il viaggio e non la meta, adesso non ci resta che partire verso il cassonetto, meta comunque migliore di certe mete deludenti. Basta che la fase due non sia come la bi-zona di Canà. Parlando invece di crolli, quello che è stato costruito in maniera esemplare, indistruttibile, è il debito pubblico. Così come quando ho tradito la fiducia della Beatrice dalle poppe grosse alla quale promisi di non toccargliele per una settimana come fioretto per favorire la salvezza della Fiorentina, ma poi gliele toccai quasi subito con la scusa di aggrapparmici perché stavo cadendo, così oggi tradisco il Nerello Mascalese con uno Chablis. L’attesa della conferenza di Conte è essa stessa una quarantena. Penso che quando uscirò avrò un sorriso più fragile, spalle più curve e tasso alcolemico doppio rispetto a quello massimo consentito. Le conferenze di Conte sono come il corriere che aspetti tutto il giorno e poi ti citofona quando sei in bagno. E sui miei pensieri appannati ci scrivo w la fica.

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