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sabato 23 settembre 2017

Ora che torna il freddo


Dopo ogni sconfitta l’aria s’impregna di umidità, arriva la mattina dopo e trovi la macchina tutta bagnata. Sul parabrezza qualcuno ha scritto “Via i Della Valle da Firenze”. Anche se la macchina è posteggiata a Tavarnuzze. Il Bambi dopo le sconfitte riscopre magicamente la passione per la scultura, ed è lì al bar di piazza San Felice che rilancia la sua idea di fare una statua di Diego e allo stesso tempo farsi piccione. Poi i tifosi partono per andare a lavorare percorrendo strade a doppio senso, forse senza averle capite. Strade che portano all’autunno, mentre la condensa si posa tra loro e i Della Valle. Andare avanti, farsene una ragione, loro esistono come il lunedì, come le bollette da pagare, come il vino che sa di tappo, oppure andare al caldo per fregare l’autunno. Delusi dai Della Valle, e forse quelli che mi leggono ce l’avranno anche con me, illusi perché quella volta ho scritto un bell’editoriale. Questo rapporto d'insofferenza misto brina mi ricorda quelle recensioni da un pallino su TripAdvisor, dove il ruolo si ribalta, il tifoso così come il proprietario del locale s’incazza con chi gli fa la recensione (il cliente). Non è che a me va sempre tutto bene, è solo che sono miope e il mio malumore vola più basso, dalle cantine alluvionate all’uomo della strada perso nella maleducazione. Ogni volta che lascio passare qualcuno pur avendo la precedenza, e quello non ringrazia, capisco che le mamme maiale non sono poche. Mentre succede tutto questo, quando il sole è già alto, la brina si è sciolta, quando la ragazza di tutti i giorni si mette l’elastico che tiene al polso per legarsi i capelli e mangiare il panino col lampredotto, che intanto sgocciola, io un po’ m’innamoro. E ora che torna il freddo mi verrà in mente Cecchi Gori.

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