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mercoledì 16 novembre 2016

Dopo 18.250 giorni la mela non basta più


Ieri sera il Bambi si è lasciato finalmente andare, per una volta si è fatto coinvolgere emotivamente, ha partecipato insomma, e così si è messo a guardare il Super Soffitto. Era Incazzato nero perché nel tratto tra Arcipressi e la Federiga la tranvia era così piena che non si è potuto godere una passerona sulla trentina che gli stava tutta appiccicata, per tenere a bada un tipo che a sua volta glielo appggiava da dietro. Si è anche convinto che prima di dichiarare morto Maiorca bisognerebbe aspettare almeno fino a domani. E dopo aver visto il servizio del TG5 sulla violenza in crescita nelle città, insicurezza e degrado, vandali che si accaniscono sui monumenti, si è rammaricato riconoscendo che anche a Firenze succedono certi episodi. Al mio tentativo di sminuire il problema almeno in Oltrarno, mi ha raccontato che l’altro giorno è andato al bar di via de’ Serragli solo per un caffè, ed è stato il bombolone a saltargli addosso. Per cercare di difendere la tesi che Firenze rimane comunque un oasi in mezzo alla degenerazione del tempo, ho sostenuto che in città possono cambiare i sensi unici, può cambiare Alonso con Milic, può cambiare al massimo che se non sei residente per entrare a Boboli devi pagare il biglietto, ma per il resto la città rimane quella perla del rinascimento che tutto il mondo conosce, compreso il simbolo dell’immobilismo che rimane sempre il tossico alla stazione che chiede una moneta per il biglietto. Ma è depresso, ha scosso la testa e con il primo accenno di freddo è entrato in modalità inverno. Tv, pizza, pigiama sul termosifone, e il mondo fuori casa sua ha smesso di esistere. Prima di chiudere la porta dietro di sé e prima di assistere a Italia-Germania che non avrebbe certo risollevato uno stato d’animo così compromesso, ha cercato di scuotersi ricordandomi che ieri ha compiuto gli anni Sophie Marceau, 50 anni, aggiungendo a proposito di cambiamenti in peggio, che è arrivato il tempo della menopausa.

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