.

.

martedì 8 settembre 2015

Impressioni di settembre

Oggi voglio dedicare un pensiero a tutti i tifosi Viola che vivono la loro passione lontano da Firenze. Perché per noi è tutto più facile. Naturale. Ma sono loro i veri eroi di questa grande famiglia. Un po’ come chi fa un’ora di macchina per mangiare in un ristorante che ha prodotti a km zero. 80 km per avere un km zero. Tanto di cappello Viola davvero. Tifosi con una passione dislessica, come a dire che a loro piace la cifa. Tifosi sempre in viaggio che non abbassano le tendine sul treno, per non perdere i ricordi che scorrono. Per noi è abbastanza scontato essere tifosi Viola, per loro no. Nascere a Firenze e tifare Fiorentina è come essere attore/attrice dai 35 ai 45 anni. Prima o poi Stefania Sandrelli sarà nostra madre. Per noi fiorentini essere Viola è come dire che ad ogni paio di scarpe nuovo corrisponde una cacca di cane uguale e contraria. Loro per avere la Fiorentina l’hanno dovuta fortemente volere, e se la sono presa. Perché se vuoi veramente una cosa, ti alzi e te la vai a prendere. Stando qua è tutto più comodo. A me che nasco Viola per mancanza di fantasia geografica, quando voglio prendere qualcosa non mi resta che andare in edicola  a prendere l’ultimo numero di Focus. E poi mi fanno tenerezza i piccoli tifosi Viola in lontananza, e quelli milanesi più di tutti. Perché alla domanda “Di che colore è il cielo?” ti rispondono “Grigio. La cosa che invece ci accomuna tutti è la distanza dal successo. Non so gli altri, ma io la volta in cui ci sono arrivato più vicino è stata quando mi mancavano solo 36 numeri per completare la collezione di Alan Ford. Con le tante difficoltà che incontrano anche quando la Fiorentina gioca in casa, perché per loro sono tutte trasferte, stiamo parlando di immigrati della passione. E quando leggo certi fatti di cronaca ho sempre paura che prima o poi si stanchino di questa vita che li porta con il cuore sempre lontano da casa. L’altro giorno ho sentito che l'assassino della tabaccaia di Asti è un italiano di 46 anni. E mi è subito venuto in mente che gli immigrati non vogliono più fare nemmeno i delinquenti. Voi resistete però, vi prego, non mollate, mi sento di promettervi che questo sarà l’anno giusto per mettere finalmente qualcosa in bacheca. Se pensate che le mie sono solo promesse da marinaio, ricordatevi che grazie alla vostra mira potete sempre controllare la passione osservandola a distanza. Altre due delusioni ancora e vi daranno la pensione. Sono anche più agitato di quanto dovrei, perché non riesco a capire fino in fondo quanto sia incrollabile questa vostra fede. Vedo movimenti strani e mi preoccupo. Vi cancellate, ve ne andate e tornate quando volete, scrivete durante la notte e il giorno sparite. Questo blog non è un albergo. Ricordatevi che il bello di aspettare sotto casa la vittoria di qualche trofeo, ovunque abitate, pronti a festeggiare con bandiere e cori, è che vedete diventar grandi tutti i bambini della zona. Forse questo editoriale è viziato dall’aria di fine estate, e mi ritrovo davanti al mare di settembre, cercando di misurarlo con la scala della malinconia che va da 0 a "Repliche di Derrick. E quando mi prende la malinconia l’esperienza mi insegna che non posso tornare indietro. L'unica volta che nella vita sono tornato sui miei passi mia mamma mi ha spezzato lo spazzolone sulla schiena perché aveva dato il cencio da poco. Passerà. Forse è ancora presto per fare il cambio di stagione alle paranoie. Quello che voglio dirvi è che siete davvero molto importanti. E non come quando leggo le formazioni di questa nuova Italia che per me sono tutti "coso" e "quell'altro".



Nessun commento:

Posta un commento