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lunedì 3 dicembre 2018

Pochi numeri, pochi oggetti, pochi punti in classifica



C’è chi soffre i ceppiconi, chi gli attacchi asfittici, tutti si deprimono a guardare la classifica. Poi però penso che se fossimo 100 anni fa, ci dovremo alzare alle 5 per andare a lavorare nei campi, la casa sarebbe senza riscaldamento, e avremo un letto in comune con almeno altri 3. Sempre se non siamo in trincea a combattere la Prima Guerra Mondiale. Allora anche Simeone è un gran bel centravanti. E forse dovremo interpretare la classifica così scialba con un occhio diverso. Come quando si flirta per mail dandosi del “lei”, l’inizio di una nuova frontiera dell’erotismo. Così anche i nostri eroi ci sembreranno avere la stoffa dei campioni di sartoria. Forse dovremo distrarci concentrandoci di più sul fastidio della fatturazione elettronica. Tanto è inutile dichiarare anni sabbatici, o pause di riflessione, noi tifosi Viola siamo capaci di scappare dalla passione e di ritornare nello stesso commento. Al massimo ci possiamo concedere delle esternazioni colorite, accese, di fare insomma come a Bologna in via d’Azeglio con il testo di Lucio Dalla. Potremo accendere così la nostra delusione. Attenzione solo a quell’accento al posto dell’apostrofo. In un clima più disteso, grazie a una frequentazione più illuminata della passione, qualcuno potrebbe finalmente confessare la frustrazione dell'inturgiditore di capezzoli delle attrici porno prima di girare le scene, mimetizzata con il fastidio per la mancanza di una vittoria da settembre. Pochi punti in classifica possono comunque dare felicità lo stesso, come pochi oggetti da quattro soldi. Pochi numeri, pochi oggetti, pochi punti in classifica. La moka da sei. Il comò con tre civette. La spazzola da cento colpi. Tra il primo e il secondo in classifica, tra un capocannoniere e un centravanti in crisi, un abisso da ventimila leghe.

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