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lunedì 10 dicembre 2018

Il villaggio dei pescatori


Continuare a tifare sperando di recuperare il risultato, o smettere di farlo sperando che la sconfitta porti al tanto auspicato esonero dell’allenatore? Chi ha optato per la seconda forse ha ragione, non discuto, ma la lucidità, la freddezza e il cinismo di questo modo di incitare la propria squadra, così distante dall’ottusità di chi preferisce un uovo oggi a una gallina domani, mi hanno fatto pensare non solo al gufo, ma a chi all'istinto di sopravvivenza vero ne preferisce uno di plastica, così se lo dimentica in terrazza, lo ritrova lì senza il pericolo di farsi male per averlo trascurato. Basta passarci un panno umido ed è come nuovo. Della partita si salva solo la reazione, naturalmente, e se il merito è tutto della squadra, il precedente demerito non può essere solo dell’allenatore. Mettiamoci d’accordo. Così come dall’altra parte, se il merito del Sassuolo avanti di due è di De Zerbi perché lui sì che è un ganzo, il demerito del Sassuolo che si fa rimontare in quella maniera al 96°, non può essere solo perché sono saltati tutti gli schemi della Fiorentina (imbrigliata da Pioli). Mettiamoci d’accordo. Se prima si dava del ceppicone a chi non metteva in campo Vlahovic, oggi non lo si può incolpare di averlo fatto. Mettiamoci d’accordo. Male Lafont, colpevole su due gol, male anche Milenkovic, e non solo per l’espulsione demenziale. Ennesima occasione sprecata da Pjaca. Lui e Gerson ininfluenti. Se pensiamo che Simeone è partito dalla panchina si capisce quanto abbiano influito negativamente sulla classifica le aspettative disattese dal tridente. Salutiamo quindi con gioia il ritorno al gol di Simeone, sperando che la sua dieta sia finalmente finita, perché il centravanti in una squadra è importante persino per gli allenatori bravi. E saluto con piacere anche il sesto gol di Benassi, definito un bidone in tempi nei quali Pioli non era ancora al centro dei nostri pensieri, e di conseguenza le nostre analisi erano dedicate a bocciare quell’inevstimento insensato di 10 milioni. Gigantesca la prova di Pezzella con una strepitosa incursione che procura la palla del pareggio di Mirallas. Tre a tre che salva la Fiorentina, che comunque non vince dal 30 settembre. Però, visto che sono impunemente definito un poeta, voglio rappresentare alla mia maniera gli ostacoli del cuore che una sconfitta sventata provoca a chi pensa al proprio amore lontano. Così immagino un villaggio di pescatori, con le case tutte colorate, in modo che ogni tifoso Viola, dal mare, possa scorgere la propria. Figurarsi al suo interno, invece della propria donna, il proprio allenatore preferito, intento a vivere una vita interrotta, sospesa, invece che tra arrivi e partenze, tra ingaggi ed esoneri.

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