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martedì 14 agosto 2018

Partite ufficiali declassate


Ho preso spunto da certe riflessioni sulle quaranta amichevoli che ci aspettano per considerarmi un irresponsabile fortunato. Forse il brodo di trippa, mettici la mancanza di cultura e ambizione, un quartiere popolare, o piuttosto una semplicità che ha ormai toccato il fondo, per me anche le amichevoli sono felicità pura, figuriamoci le partite di campionato declassate a tali per noia da quartieri alti. Per competenza tecnica da quartieri modello tipo Coverciano. Per il logorio della vita moderna. Posso andare anche oltre, raschiare il barile dell'inconsapevolezza e consigliarvi di fare come quelli che ritengono le amichevoli un piatto da chef stellato, diventato molto appetibile se è vero che già oltre quindicimila hanno fatto l’abbonamento per gustarselo. La mia passione è fortunatamente ignara di tutto quanto ci accade intorno, non viene condizionata da niente, non da chi allena, né dalla proprietà, dagli obiettivi, dai prestiti, dagli infortunati da riabilitare, dal pantaloncino nero invece che bianco. Da niente, quando scende in campo la Viola è sempre adrenalina pura. Festa vera. Proprio come quando ero bambino. Fortunatamente non sono cresciuto, e i castelli che devo ancora costruire non sono vuoti perché infestati dai fantasmi della frustrazione. La mia passione è rimasta intatta, ma solo perché non capisco cosa sta succedendo, ed è sempre stato un problema di famiglia ora che le vostre amare riflessioni mi ci fanno pensare. Anche lo zio Gigi non capiva l’importanza della globalizzazione e non credeva affatto nell’integrazione come risorsa visto che mi diceva sempre “moglie e buoi dei paesi tuoi”. Saggezza una sega! Arretratezza, ignoranza che non avrebbe potuto accettare il primo allenamento in Viola di Edimilson Fernandes. Per di più in prestito. Non ricordo un anno che gli andasse bene un allenatore. Lati positivi delle amichevoli ce ne sono comunque, se può aiutarvi vi ricordo che Pioli ha spesso utilizzato Montiel. Per il Bambi questa condizione che declassa le partite ufficiali è paragonabile solo alla maestosa tristezza delle vacanze in autofinanziamento. Io però non faccio testo, tranquilli, ho ancora voglia di pane e pomodoro mentre lui affonda il cucchiaio nel Barattolino Sammontana. E’ solo un po’ più forte il rimpianto di non aver fatto il tassista per ascoltare storie di amichevoli che durano da un anno a un altro. Storie dove spesso appaiono persino gli angeli. Ma sono io quello sbagliato, quello che va contromano in autostrada, lo vedo dagli occhi della Rita quando cambio una lampadina come se partissi per l’Iraq.

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