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mercoledì 27 dicembre 2017

Fallita la prova costume



Poteva anche andare peggio, per esempio ricevere un libro di Bruno Vespa. E poi Dragowski è un bel portiere. Una partita a metà, un po’ come i nostri alberi che sul retro non sono addobbati. Meglio il secondo tempo, anche se a intermittenza come le lucine, e comunque con una sola occasione da gol (lucine cinesi). Tra subentrati e sostituiti non se ne salva uno. Il turnover non paga, e questo spiega (forse) perché Pioli sia così ceppicone da far giocare sempre i soliti. La difesa a tre regge, a centrocampo Veretout lotta e corre come se non ci fosse un domani, lui si abbassa i calzettoni mentre davanti si abbassa la notte, fino a diventare fonda, con Chiesa che per un attimo trova la torcia di quando va via la luce, ma con le pile scariche. La continua pressione e il possesso palla della ripresa sono troppo poco per far fuori una squadra forte e per di più sul proprio campo. Vien da se che Pioli abbia sbagliato a dare spazio ai vari Gaspar (inadeguato su Lulic), Saponara (inadeguato), Sanchez e Babacar (incolori malgrado la pelle). La miriade di palloni persi sono però ingredienti appropriati a una giornata come Santo Stefano, per eccellenza la giornata mondiale del microonde. Anche la Fiorentina si è quindi adeguata alla tradizione del riciclo e ha messo a tavola una partita riscaldata. E se è vero che Santo Stefano è quello che andava a comprare la Citrosodina per tutti, servirà anche a noi per digerire questa eliminazione dalla Coppa Italia. Rimanendo ostinatamente in tema devo dire che Eysseric non ha superato la prova costume di Babbo Natale. Per cui l’habitat di un giocatore appesantito dopo il pranzo di Natale è all’interno di una tuta. Non in campo. In Saponara ho visto l’aria di sfida tipica degli avanzi. Per onestà devo dire che anch’io sono uscito provato dal pranzo di Natale, mi sono presentato davanti al televisore con l’approccio sbagliato, senza la fame necessaria, indispensabile motore del tifo che poi si trasforma in capacità di spingere la squadra oltre l’ostacolo. Ho provato a muovere il pallone col pensiero per indirizzarlo nella porta della Lazio, come voleva fare Troisi in “Ricomincio da tre” con il vaso, ma alla fine mi sono arreso. Peccato, se non si fosse trattato di spostare il pallone avrei potuto usare il solito Viagra.

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