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martedì 10 settembre 2019

Il voto



Prima mi chiedevo come mai si drogassero oppure bevessero quelli che non sono star di Hollywood. Solo perché non vedevo a un palmo di naso e pensavo che con un altro allenatore saremmo andati in Champions. Mentre loro erano avanti e già a febbraio sapevano che avremmo dovuto affrontare un periodo molto duro. Di pane e acqua. E che al ritorno dalle ferie si sarebbe sommato al problema di ricordarsi le password. Comunque se si continua a non vincere malgrado la cura “fast fast fast”, è sempre possibile andare al mare anche d’inverno. Loredana Bertè aveva cominciato a parlarne in tempi non sospetti. Anche se stava con Borg e non con McEnroe. Se ci fosse una giustizia sociale le giornate passate a ricordare l’ultima vittoria dovrebbero almeno fare curriculum. Perché alla fine a noi manca solo quel qualcosa che solitamente si colloca tra il dire e il fare. Concetto che a Firenze serve a smascherare certi chiacchieroni che millantano. Che poi alla resa dei conti fanno la figura che feci io con la Beatrice dalle poppe grosse la prima volta che per fare il ganzo volli dimostrargli di sganciare il reggiseno con una mano sola. Mi atteggiavo a Paul Newman Diladdarno. Alla fine ce la feci anche se infilandogli il gancetto sotto pelle. Anni dopo quando lo raccontava agli amici per prendermi in giro, io rispondevo che invece l’avevo pescata come una spigola. Sempre per fare il ganzo ho fatto un voto, e così se vinciamo con la Juve sarò costretto a comprarmi un marsupio e ad utilizzarlo per un mese. Ragazzi, Montella, non facciamo i bischeri...

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