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domenica 16 giugno 2019

I giorni della Sonia


Ma quando diciamo che quell’allenatore è meglio di quell’altro, lo diciamo convinti come quando diciamo che il libro è meglio del film? Perché sennò qualcuno qui non ha mai “trafficato” al cinema. Poi il Bambi mi ha detto che sarà dura capire dove andrà Ianis Hagi, dopo l’ultima voce che lo vede vicino al Siviglia ha perso definitivamente il sonno. Mettici il caldo ed è costretto a contare le pecore tosate. Sono lontani i tempi della serenità, c’era ancora Pontello, ancora innamorato della vita e soprattutto della Sonia, un periodo in cui mostrò anche lati romantici oggi estinti, quando mi raccontava che aveva il sole addosso, l’odore del mare, il rumore delle onde sugli scogli, i suoi occhi che fissavano quelli di lei mentre gli faceva un pompino. Quella Sonia che si presentava al mare con la pelle color porcellana e il braccio sinistro color mattone terra bruciata perché lo teneva fuori dal finestrino della sua 127 Rustica. Finì tutto per colpa della nonna di lei che abitava a Pontassieve, e un giorno che passava di lì andò a trovarla. Era sempre rimasto affascinato da quell’anziana signora che si prendeva cura di quel piccolo orticello in mezzo al cemento, e lì la trovò anche quella volta. Aveva una mano sulla schiena dolente, toccava le verdure, strappava l’erbacce quando lo vide, lui allora le sorrise, ma lei rispose “che cazzo guardi?”. Io invece non so più se seguire i nomi dei giocatori prossimi a vestire la maglia Viola o quelli degli anticicloni africani. Poi ero da Michele a mangiare la Marinara quando ho visto un ragazzo con uno di quei tatuaggi a fascia completamente nero intorno al braccio e ho subito pensato che ne nascondesse un altro tipo “Pioli uno di noi”. Così come quando entro in un bagno con due specchi tondi e m’immagino subito John Lennon.

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