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sabato 26 gennaio 2019

Come mi sacrifico per il ritorno al gol di Simeone


Vorrei far presente ai “desaparecidos” del blog, fuga della quale mi assumo responsabilità evidenti, che non sono intelligente. Ci faccio. E poi aggiungo, che se desideri veramente una cosa, e mi riferisco ai vari Giampaolo e Gasperini, vai e comprala. Non te la puoi permettere? Allora prova ad odiarla. Io non amo Pioli, sono semplicemente costretto ad odiare gli altri. Certo, anche per noi che amiamo il lampredotto, a volte ci sono giornate difficili. Ieri parlavo di cercatori di funghi in riferimento a certi rendimenti sotto la soglia di povertà, oggi invece la fantasia viene in soccorso di molti di quei giocatori, che ai più distratti, si lascerebbero cadere troppo facilmente. Ci sono personalità che hanno bisogno di fingere situazioni, nelle donne succede più spesso con l’orgasmo, nell’uomo l’indole è più esagerata, teatrale, un bisogno di interpretare un ruolo per dare sfogo a intimi slanci filodrammatici. Chi oggi si lascia cadere in area di rigore lo deve all’evoluzione della specie, a un calcio ostaggio dei diritti TV, al terrore del VAR che provoca cadute scomposte, l’evoluzione di chi un tempo fingeva uno svenimento per mormorare con un patetico dorso della mano “i miei sali, presto”. Oggi si chiede il rigore. E’ più diretto. E immagino la commozione che proverà Simeone una volta ritornato al gol, se solo penso a quando ritrovai un vecchio tubetto di gel per capelli nel cassetto. Che poi l’assenza dal gol è un po’ come la sindrome dell’arto mancante. Lui continua a sentirne la presenza, ma noi non vediamo una sega. La rete non si scuote. Insomma, tante occasioni a sua disposizione, ma lui ha solo due piedi. Forse. La prossima evoluzione sarà quella di riempirgli questo digiuno mostrandogli aree di rigore affollate e punte che hanno la meglio su difese schiacciate e in inferiorità numerica. Quello che oggi succede quando l’anziano parente non sta bene e si va a fotografare il cantiere per tenerlo aggiornato.

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