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sabato 10 marzo 2018

Chiudo con un inizio



Niente, pure oggi è tutto vero. Così per la prima volta domani proverò lo stesso disagio a guardare la partita di quando guardo quelli che fanno le mozzarelle con le braccia pelose. E mi ricorderò i tempi di quando ancora si poteva scherzare. Se almeno avessi comprato una DeLorean invece di questi cazzo di crossover compatti. E pur avendo comprato dell’ottimo speck sono ancora triste come la bresaola. Sono triste anche perché non capisco come mai viene definito inciucio quello che invece dovrebbe essere considerata la più alta forma di democrazia. Poche sensazioni sono giuste come quando non sai come approcciare emotivamente la partita, non lo sai, il Bambi si versa un whisky mentre tu non bevi superalcolici. Questo dolore ci ha reso capaci, quando capirò di cosa giuro che ve lo dirò. Intanto però il dolore rimane retroilluminato. Rimpiango i tempi spensierati nei quali passeggiavo in equilibrio sulle fughe delle mattonelle. Poi ho paura che faccia gol Simeone e che dovremo cambiare certi modi di dire a cui eravamo affezionati tipo fare gol ogni morte di Papa. Chiudo con un inizio sperando così di confondere il destino, e Davide rinasca. C’era una volta in cui chiudere una parentesi triste pareva un gioco da ragazzi. Era quando Tommaso non rispondeva ai messaggi e la Rita sbagliava la lavatrice con la sua felpa preferita.

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