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venerdì 17 novembre 2017

Un covo di vipere e il Pizzichi



Parlavo ieri del maligno che c’è nel Bambi, evidentemente la Burbassi toccata nel vivo mi ha subito contattato per sputtanarlo, e così mi ha raccontato che quando uscivano per andare nel bosco (agli Scopeti) a “trafficare”, lui spargeva delle vongole per far credere ai posteri che lì un tempo c’era il mare. Già che ci siamo devo dire che la Burbassi era famosa a Porta Romana perché aveva raccontato a certe vipere di sue amiche, che faceva fatica a resistersi quando faceva la doccia. Doveva sempre trovare qualcosa per distrarsi mentre s’insaponava. Una delle vipere di cui sopra, è poi diventata famosa a sua volta perché un giorno rimasto famoso pure lui, perse la matita, una Staedtler 2B sul 37 che sarebbe andato a Tavarnuzze. Il Centi gliela aveva prontamente riconsegnata, si guardarono, lei lo ringraziò gli sorrise e gli disse che a quella matita ci teneva tanto perché faceva parte di una collezione. Era tutto perfetto come in un film se non fosse stato che lei gli confessò di essere lesbica. L’ultima di quel gruppo invece, rimasta sola per via del caratteraccio, alla fine si è innamorata di un anziano che l’aveva salutata toccandosi il cappello. Parlando di me a questo punto mi sento un po’ in colpa perché non prendo mai appunti quando parlate di tattica, resa delle olive e cinghiali. San Frediano è un quartiere che negli anni si è svuotato di fiorentini, ma a differenza di ciò che si crede, difficoltà a vivere in centro, volontà di trasferirsi nelle Marche ecc, è esploso fragoroso il fenomeno dei suicidi (prima ancora che arrivasse Biraghi). Molti sono stati ritrovati ormai senza vita con la vena polemica tagliata. Alcuni invece sono stati trovati riversi sul divano, ma per fortuna dormivano lì semplicemente per evitare i mostri sotto il letto. Poi al bar Bianchi in piazza San Felice un monte di retorica sulla mancata partecipazione dell’Italia ai prossimi Mondiali, tra un caffè e l’altro, tra un budino di riso e un commento sulle poppe di un’americana, fino a quando non è arrivato il Pizzichi, il più grande dei due fratelli, uno considerato più forte a picchiare che a riflettere, che però ci ha detto che sarebbe bastato un pallone entrato per sbaglio, e la retorica sarebbe stata di natura opposta. Il Pizzichi i suoi limiti li conosce, li vede sempre, ci parla.

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