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martedì 24 dicembre 2019

Gli occhi del traghettatore


Da un tecnico calabrese che avrebbe garantito radici di liquirizia pura, ad uno ascolano che garantisce almeno continuità enogastronomica con la gestione precedente. Soprattutto se si parla di olive, crema fritta, ma anche aria. Tanta aria fritta. Un traghettatore con contratto di 18 mesi significa voler fare una crociera con una scialuppa di salvataggio. Contro la schiettezza, la ruvidezza, lo svolgersi della manovra, e il cappellino di Beppe, mi guarderò per l’ennesima volta la stucchevole Principessa Sissi, per godermi però la giovane e abbagliante bellezza di Romy Schneider. Un siero contro gli inestetismi della lotta per la salvezza. E contro quelli del ridimensionamento. Qualche ora di stop agli anni di transizione. La realtà ci dice che indietro non si torna, ma in basso si. Insomma, anche se è fisiologico arriverà la morte, e avrà gli occhi di un traghettatore. Comunque sempre meglio di quelli di ADV. Poi ci vorrà un traghettatore anche nel 2020 per coloro che continueranno a togliere il grasso dal prosciutto. Un traghettatore che possa portarli sull’altra sponda dove si produce la bresaola. Sarò anche anacronistico, ma i miei propositi per il 2020 sono scudetto entro il 2011. La vicenda del traghettatore la trovo un po’ triste, è come per Natale che c’è il servizio di piatti con il bordo in oro, i bicchieri di cristallo, le posate d’argento, i tovaglioli disegnati a mano da Guttuso (non Gattuso), il cambio del vino ad ogni portata, ecco, il traghettatore è esattamente il giorno prima, quando tutto è già predisposto per il grande giorno, e allora si finiscono gli avanzi direttamente dal tegame, il tovagliolo è di carta e c’è la bottiglia di plastica dell’acqua direttamente in tavola. Neanche uno straccio di caraffa. Il Bambi è uno che combatte i traghettatori a suon di Branca Menta con ghiaccio. Uno costretto dalla mancanza di problemi di soldi della proprietà, a spappolarsi il fegato con quella merda di roba. Anche Leonardo era un traghettatore se è vero che ci ha voluto dimostrare che le proporzioni ideali del corpo umano possono essere armoniosamente iscritte nelle due figure perfette del cerchio (Cielo) e del quadrato (Terra). Senza cioè pensare di iscriverci anche un paio di belle passere. Il perché di questo disfattismo è presto detto, mai una parola buona su questo blog perché voi non esistete, ed è solo mia madre che ci scrive. Caro Beppe, se non scaleremo la classifica promettici di scalare tutta la catena alimentare. Dimostraci che sei almeno una buona forchetta. Intanto suona una canzone in radio e tu pensi a una persona che però sta pensando a un’altra persona, e via così fino a quando non ti salvi. Se ti salvi.

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