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giovedì 1 agosto 2019

Nella terra del vino


Se andiamo per paradossi, le voci su Nainggolan hanno alzato un polverone più grande di quello per il figlio di Salvini, che trattandosi di moto d’acqua era già notevole. Io chiuderei la porta a questa eventualità con inferriate molto alte, sperando poi che i fabbri siano già tutti in ferie nel caso qualcuno cerchi di riaprirla. Un po’ come quella storiella del dover correre a prescindere dall’essere gazzella o leone, quando il problema del correre fosse legato alla prostata. Se poi queste voci continuano, alla fine c’è il rischio che verranno utilizzate dalla Sinistra per attaccare Salvini. Ho paura che se il destino di Nainggolan è davvero quello di finire alla Fiorentina, vuol dire che è stato scritto con la calligrafia di un dottore, e io purtroppo non faccio il farmacista. Non ho niente contro Nainggolan da un punto di vista tecnico, né voglio considerarne la parabola discendente, ma la sua tamarraggine, una volta nella terra del vino, temo fortemente che lo spingerebbe a sostituire la cresta, o quel che ne resta, con le extension attaccate con i lacci della vigna. Io comunque se fosse possibile proverei più volentieri la Lamborghini della Polizia allora. O al limite Elettra. Certo non è che ci struggiamo di nostalgia per i bravi ragazzi come Norgaard, però forse ci sono anche giocatori bravi senza essere per forza un tantinello sopra le righe. Oppure è vero che la Fiorentina di Rocco va a periodi come Picasso, e che questo è quello dei tatuaggi. Poi se arriva Senesi si passerà a parlare della battaglia di Montaperti.

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