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giovedì 25 ottobre 2018

Al di là della vetrata (della Champions non me ne importa una sega)


Quando si ricorda Cecchi Gori, Malesani, Di Chiara, non è che erano meglio le cose di una volta, è che una volta eravamo più giovani. Giocatori, presidenti e allenatori non c’entrano. Essere giovani è meglio che essere vecchi. Del resto l’uomo dopo i 50 si appassiona un po’ a tutto, alla bicicletta, alla palestra, alla montagna, alla tattica, e tutto questo per una conseguenza dell’invecchiare. La mancanza di passera. E’ anche vero che esistono cinquantenni calvi, impiegati, che però non hanno la passione per il latino americano. Per questo reagisco difendendo Biraghi, reagisco a questo processo d’invecchiamento mangiando papaia. E poi sono sempre disponibile e propositivo nei confronti di quelle persone anziane che mi chiedono “scusi me lo può prendere che non ci arrivo?”. E intanto la giovinezza è come quelle cose che finiscono sotto il divano, più cerchi di afferrarle, e più le spingi lontano. Dopo la bocciatura, chi chiameranno a correggere la manovra; De Zerbi o Giampaolo? E’ guerra con Bruxelles? Intanto raddoppiamogli sdraio e ombrellone fino a Capalbio. E poi che il mondo è fatto a scale ce l’hanno ricordato i poveri tifosi del Cska. A tutto ciò premesso possiamo sempre sopperire con della buona carta da parati, o direttamente affrescando gli ambienti in cui viviamo. Così guarderemo le partite della Fiorentina con l’occhio di chi è al di là della vetrata. Quando lei si sistema le grosse poppe nel reggiseno di fronte al grande specchio dell’atrio prima della riunione. Specchio che è una vetrata, che affaccia sugli uffici. Pieni di tifosi Viola non più giovanissimi.

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