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lunedì 7 maggio 2018

Lontano dai riflettori dell'ego



La vittoria di ieri dopo il tre a zero al Napoli testimonia che gli angeli hanno smesso di mangiare i fagioli e sono tornati. A scoreggiare passione rimangono gli sciarpati dal giudizio inossidabile. Vincere a ripetizione per chi affila giudizi come katana non è sufficiente a raccontare di che pasta è fatta la squadra e il tecnico, così come quelli che portano due orologi e non capiscono mai quando è l’ora di levarsi dai coglioni. Buonarrotini del Giudizio universale. Primo tempo impeccabile, secondo con black out e tante emozioni, con la prima volta di Eysseric e Dabo. Secondo tempo che ci ha visti capaci di andare sotto e ancora di ribaltare anche grazie alla superiorità numerica. Questa vittoria così goduriosa mi ha ricordato la Nigella in una versione nostrana, tonda, tutte poppe e culone, che mangia con gioia e gusto. Qualcuno avrà pensato invece al grasso Veretout, e di contro troverà troppo muscoloso Dabo per giocare a calcio. In una vittoria al Roquefort e Sauternes stona l’assist proletario di Falcinelli e martelli. Rido di questa vittoria come rido di me stesso sia chiaro. Il Bambi ha parlato naturalmente di fortuna in riferimento all’espulsione di Pandev, e come gli angeli hanno smesso di mangiare i fagioli si è subito ripresentata la sindrome del sofismo compulsivo. Tra i tanti equilibrismi di pensiero mi piacerebbe sapere come mai se andiamo a mangiare in un ristorante italiano all’estero veniamo considerati coglioni mentre se andiamo in uno dei tanti ristoranti etnici aperti qui da noi invece no. Ho idea insomma che coloro che quest’anno hanno passato più tempo a giustificare le vittorie piuttosto che a godersele probabilmente hanno comprato la macchina per farci 20.000 km l’anno di cui 17.000 per cercare il parcheggio. E se non fosse che a un certo punto ieri a Genova si è messo a diluviare si sarebbe potuto parlare benissimo di partita balneare. Voglio sperare però che questo tifo al contrario sia solo apparente, esercitato per non voler riconoscere di aver detto un sacco di cavolate, ma che lontano dai riflettori dell’ego ci sia la felicità grezza del tifoso nudo davanti alla vittoria. Ditemi che è solo un depistaggio per non riconoscere l’errore, e che state facendo mentalmente come quando travestite tre etti di carbonara in insalata mista. Mi auguro che sia davvero così, sennò faccio fatica dopo tante vittorie (8 su 11 partite) a trovare parole nuove per descrivere tale atteggiamento. Forse mi rimane solo Xanax.

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