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mercoledì 25 ottobre 2017

La metafisica del tifo


Prima vogliono Hagi poi magari lo metti e cominciano gli starnuti, mal di gola, e allora giù insulti a chi invocava la pioggia per l’agricoltura. Riconosco però che anche capire quello che non si vuole (Pioli) è un gran passo avanti. Il turno infrasettimanale da una parte ci carica, dall’altro carica di elettricità l’ambiente familiare, con le nostre compagne sempre più spesso indispettite da questo crescendo d’offerta calcio. Allora ho cercato di stemperare il clima cucinando una bella cenetta alla Rita, così sono andato a vedermi un video di bondage e ho potuto legare perfettamente l’arrosto. Oggi sono libero anche psicologicamente di guardare la Viola, mi sento a posto con la coscienza come quando mi chiedono la prima cosa che guardo in una donna e per non mentire spudoratamente rispondo che per prima cosa guardo la quarta. Così li disoriento. Si è parlato molto dei laziali in riferimento alla foto di Anna Frank con la maglia della Roma, ma secondo me la cosa più eclatante successa a Roma in questi giorni è stato l’albero che è riuscito a trovare un taxi. E speriamo che Kalinic continui anche stasera a fare la differenza spostando gli equilibri del Milan sulla parte destra della classifica. Questo atteggiamento così metafisico dei tifosi che assegnano poteri paranormali a chi non gioca, mi ricorda quando la Burbassi nei momenti di solitudine mi confessava di aver tanto bisogno di uno sconosciuto profumato da abbracciare. Lo dico da tifoso medio che come Cracco a casa sua si sente “semplicemente Carlo”. Io a chi non gioca non affiderei mai le mie speranze, bisogna scegliere con più cura le persone a cui affidare la frittura delle melanzane alla parmigiana.

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