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mercoledì 18 ottobre 2017

La magia dei terzini



Invidio chi può pagare lo stipendio di Paul Breitner al posto di quello di Max Olivera per alimentare il sogno di una grande Fiorentina, perché io mi ritrovo a decidere se comprare le castagne o montare le gomme invernali. Comunque dal terzo bicchiere di vino in poi inizio a dare ragione anche ai detrattori di Astori. Senza alcol rimango invece solo un povero tifoso che crede ancora nella linea a quattro dietro, innocente come una bambina che cammina inconsapevole su terrapeni. Mi dispiace solo per Hagi che è finito nel dimenticatoio come la Catalogna. A chi mi accusa di essere troppo spensierato malgrado Laurini voglio dire che bevo sempre e solo dopo aver inghiottito il boccone ed essermi pulito la bocca. Come posso essere spensierato? E quanto mi eccita l’educazione, per questo capisco i Della Valle che vorrebbero tenere fuori la mamma dai pensieri di chi lancia i cori. Vista la tendenza del mercato del lavoro tra un po’ a fare i terzini nella Fiorentina ci verranno solo gli immigrati. E’ un lavoro che gli italiani non vogliono più fare. Anche Montale ha scritto una poesia dedicata a quel ruolo ormai dimenticato soprattutto nella culla del Rinascimento “Comprendo la tua caparbia volontà di essere sempre assente perché solo così si manifesta la tua magia”. Non sono ottimista, sono solo un tifoso mite come la temperatura dopo pranzo di un’ottobrata fiorentina. C’è un segreto senza il quale non possiamo più vivere con la passione di un tempo (quando ancora c’era Galdiolo) il ruolo di tifoso speranzoso. E’ come riuscire a trovare le contromisure per mantenere l’equilibrio malgrado il rollio o il beccheggio di un’imbarcazione. Ci vuole quel lento, ritmico, cadenzato, malinconico imparare a fare a meno dei terzini.

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