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martedì 3 ottobre 2017

Il VAR racconta una verità schiacciata



Certi risultati vanno cancellati dalla memoria il prima possibile. Come fossero voli Rayanair. Come i giocatori dai Social. Sarò stato influenzato dalla Catalogna, ma anche io vorrei l’indipendenza dal Fronte Gobbo Interno e dai pessimisti, per i quali ci vorrebbero terapeuti di coppia per Paesi, e per tifoserie depresse. Di questi tempi va rivalutata anche la sveglia che certe volte ci libera dall’incubo del VAR. Le immagini sono immagini si diceva, poi però vengono vivisezionate da occhi che sono come i miei che guardano il culo di quella tipa dentro al bar appoggiata alla vetrina, glielo guardo ma lo vedo schiacciato. Il VAR racconta una verità schiacciata. Senza nemmeno tutto quell’olio che c’è su quella del Pugi. Il lunedì poi, il giorno del senno di poi, quando il tifoso è lì che pensa alle punizioni di Paulo Dybala, le confronta con quelle di Cristiano Biraghi e sfoglia un libro di Edgar Allan Poi, mentre aspetta il 23 e poi il 10 per andare al Centro Tecnico di Coverciano a spiegare come si tirano. E so che la sua agenda è già incasinata perché c’è da organizzare il calendario delle preoccupazioni. Colui che sa a posteriori lo pagherà il biglietto, o è sempre quello che usava la tattica del non richiamare una donna per farsi richiamare, e che funzionava solo con la mamma? Ma non tutto è male di questo inizio ottobre, perché ottobre è anche il ritorno della Trinità al femminile; capelli lunghi, camicia bianca, giubbotto di pelle. A me non è che non piace criticare l’allenatore, questione di preferenze. Le bruciate, altro che sushi. In merito alle dichiarazioni dei giocatori dai ritiri delle Nazionali ritengo che sia buona educazione andare affanculo quando uno ce li manda.

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