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giovedì 13 luglio 2017

Gloria



Aspettavo a gloria le parole di Borja (la mattina nasce il sole entra odio ed esce amore) convinto che avrebbero sciolto questa neve che soffoca il mio petto. Per chi respira nebbia (anche se ben retribuito) per chi respira rabbia, ed è da questo sentimento di Borja che parto in cerca di quel qualcosa a cui credere (lo avevo dichiarato che avrei creduto alle sue parole). Borja Valero individua il nemico non dicendo però nulla del clima insostenibile che quel nemico avrebbe creato per costringerlo a scappare. Ce lo siamo chiesti in che cosa sarebbe dovuto consistere questo clima malsano? Quale tipo di mobbing? Rimane il fatto che uno che mai sarebbe andato via poi accetta un contratto più lungo e remunerativo. Non averlo fatto sentire importante in che modo? Forse costringendo Pioli a prospettargli la panchina, oppure la formazione la fa Corvino? Voleva la titolarità? Ma Corvino non avrebbe potuto garantirgli niente del genere. Pretendeva forse di ricoprire il ruolo di Corvino, quando riferendosi alla Direzione Sportiva dice “Avevamo idee diverse”. Anche per il mancato eventuale rinnovo avrebbe dovuto parlare con Cognigni che invece ha ringraziato insieme ai Della Valle. Si è sentito vittima di un qualcosa che è fisiologico; non essere più al centro del progetto. Alla fine lo considero reticente, non in grado cioè di sostenere quel ruolo che mi sarei aspettato dopo il WhatsApp. Mentre riesce ad essere molto chiaro quando esprimere la felicità per quella che definisce un’opportunità, e di questo ringrazia la famiglia Della Valle e Cognigni. Tradotto è grato a chi non lo ha costretto a rispettare il contratto in essere, e qui si ritorna al clima insostenibile che lo ha costretto a scappare. E a Corvino che sostiene di essere stato lui a volersene andare. Sul fatto del clima insostenibile eravamo partiti accusando tutta la società, naturalmente, l’uomo nero, i fratellini e Corvino intenti come sempre a darcela a bere. Come da foto. Poi è stato lo stesso Borja e il suo procuratore a restringere il campo e sul tavolo c’è rimasta solo una gazzosa. Borja ha pianto, non ha dormito la notte per quella maledetta gazzosa, capisco il suo stato d’animo perché anch'io non l'ho mai amata molto. Capisco il suo cruccio, che è lo stesso del controllore in borghese alla fermata della tramvia, al quale vorrei sussurrargli “conosco il tuo segreto” e poi fargli una carezza.

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