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lunedì 9 maggio 2016

Pasqual addio cantavi

 
Quinti. E’ questo il verdetto di una stagione double-face, pessima nella partecipazione alle coppe, meravigliosa nel girone di andata in campionato, ancora pessima nel girone di ritorno. Personalmente positiva, per le grandissime emozioni vissute in cima alla classifica e dintorni, ma che ve lo dico a fare, che ne sapete voi delle ore passate vicino alla radio in attesa del brano del momento con la cassetta pronta e il dito sul pulsante REC. Per tornare all’attualità invece, contro il Palermo va in scena l’ennesimo copione, una partita senz’anima, passaggi in orizzontale a perdifiato, zerovittorie nelle ultime non so più neanche quante partite. L’ultima di Pasqual, come spero anche quella di Ilicic, se è vero quello che dichiara la bordocampista di Sky quando dice che il giocatore ha rifiutato la maglia ad un tifoso dicendogli: “Facile chiederla oggi, ma quando mi fischiavate…”. Cosa sia successo ad una squadra meravigliosa diventata lenta, molle, sterile, prevedibile e incapace di vincere anche contro le peggiori del campionato, non lo so. Solo Bologna, Verona e Frosinone hanno fatto meno punti nelle ultime 11 giornate. Forse non si sono capiti, lui voleva Lisandro Lopez, invece gli hanno comprato Benalouane, e si è svuotato come un wc. Povero, come lo capisco. Mi è successa la stessa cosa anche a me, per questo so bene che cosa ha provato. Non capirsi è brutto. Ricordo perfettamente quel giorno, avevo 8 anni e portai a casa un disegno per la festa della mamma. Appena lo vide scoppiò a piangere dicendo: “E’ un cuore bellissimo, ti voglio bene”. Inevitabilmente scoppiai a piangere anch’io, ci abbracciammo forte forte, e lì per lì non riuscì a dirgli nemmeno una parola. Sono passati 46 anni, e ieri che è stato ancora quel giorno speciale, ho sentito che era arrivato il momento di pronunciare quelle parole che non avevo mai avuto il coraggio di dirle; “Non era un cuore, era una coccinella. Cazzo”.

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