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mercoledì 18 maggio 2016

Io e la maestra Bianco

 
Pensavo non mi superasse nessuno, e invece la polizia di Chicago dichiarando che Sinéad O’ Connor sta bene (era solo a cena da Grignani) si è dimostrata più ottimista di me che comunque punto allo scudetto anche la prossima stagione. Che comunque rimango ottimista anche dopo la sassaiola di Guerini, rimango uno che guarda sempre e solo avanti, non maledico il presente pensando ai successi trapassati della Fiorentina. Se proprio devo salire sulla macchina del tempo, non lo faccio certo per fare le corna ai Della Valle insomma, ma eventualmente per andare dal me adolescente a dargli lo smartphone al posto del Postalmarket. Chi si volta indietro per rivivere certe vittorie, si d’accordo, esperienze che tolgono il fiato, dovrebbe ricordarsi anche le fitte del mal di schiena. Del resto vincere non è mai stato troppo facile a queste latitudini, difficile ma fortunatamente non impossibile come invece risulta, dopo essermi lavati i denti, sciacquarmi la bocca sotto al rubinetto dal lato opposto al solito. No, non guardo ai successi che furono, se proprio devo voltarmi perché il cuore mi chiama, penso agli affetti. E tra le persone che mi sono rimaste di più nel cuore, c'è la mia maestra bionda d'italiano della Gaetana Agnesi in via Maffia: mi ha imparato un sacco di cose. Tranne una che ha rischiato di rovinare il mio primo amore. Ancora oggi non li capisco proprio certi “No” come quelli ai Della Valle, così come non capirò mai quel “No”. Quello non l’ho davvero mai compreso e di conseguenza accettato. Ricordo ancora che a causa della mia scarsa familiarità con la doppia negazione, cara la mia maestra Bianco che mi accarezzavi per consolarmi quando non lo capivo, caddi in depressione per la risposta della Beatrice dalle poppe grosse, la prima volta che la invitai a cena: “Non posso proprio dirti di no”.

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