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venerdì 5 agosto 2016

Ho parlato col destino


La notizia non è la terza sconfitta consecutiva o il probabile terzo scudetto che mi gira in testa da un po’, ma Lotito che ha scampanellato agli 11 abbonati. O come si dice tra gli addetti ai lavori: alla “squadra titolare”. Le sconfitte contribuiscono ad alimentare lo scetticismo, anche se sbaglia chi non crede più nei Della Valle, perché invece sono incredibili. Sarebbe facile invitare alla calma dicendo che il meglio deve ancora venire, se non fosse che c’è chi mette in dubbio anche il fatto che il meglio sappia dove abita la Fiorentina. Sapendo che eravate al limite della sopportazione, che non c’è quarto posto che tenga, ho parlato personalmente col destino consigliandolo di usare la sua proverbiale ironia solo dopo aver verificato che foste in vena di scherzare. Dispiace perdere, anche se è solo calcio estivo, ma se c’è veramente una cosa che mi indispettisce ancora più delle sconfitte, è non avere il maggiordomo. E come si dice a Firenze, anche ieri sera sono andato a letto caldo caldo, soprattutto presto, non solo per la sconfitta, ma perché la notte era giovane e non volevo passare per il solito vecchio bavoso che va dietro alle ragazzine. Una notte giovane come lo è rimasta la Muti nel nostro immaginario. A parte che esiste un universo sconosciuto ed ancora tutto da esplorare dopo la seconda pagina di Google, ci sono rimasto più male che per le altre due sconfitte, perché mi sono ricordato di quanto fosse diversa la Fiorentina del primo precampionato di Sousa, pur essendo la stessa. Allora una sensazione di sconforto mi ha assalito, la stessa di quando esco da San Frediano con l’arroganza tipica di chi vive dalla parte giusta dell’Arno, per andare a scoprire come vivono gli svantaggiati nel resto del mondo, e cerco di fare pratica con la lingua parlandola con quelli del posto, ma loro capiscono subito che sono italiano e lo parlano meglio di me.

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