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mercoledì 3 aprile 2019

La barretta proteica


Il pareggio è una sottile linea, per intendersi come quella che c’è tra fare il cambio dell’armadio e togliere le felpe dalla sedia e sostituirle con le magliette. Sappiamo che per i detrattori quel pareggio è più vicino alla sconfitta, mentre per i difensori è più vicino alla vittoria. Il fatto che tra i difensori ci sia anche Antognoni non depone a favore dei detrattori. E menomale che non ho una figlia femmina altrimenti sarei molto preoccupato aspettando che diventi grande per capire che gli uomini vogliono sempre la stessa cosa. L’esonero. Mi sembra anche abbastanza chiaro che nulla unisce due persone più della disistima per una terza persona reputata un ceppicone. Capisco però il problema di chi è costretto ad andare sempre in pizzeria per fuggire dalle terze persone, un costo sociale che va poi aggiunto a quello del debito pubblico che già grava su ognuno di noi. E sempre a proposito di quella linea sottile che divide il pareggio da due risultati così profondamente diversi, penso a come ci saremmo mossi in classica se invece dei passi falsi avessimo fatto dei passi a due. Penso che se ci fossero delle barrette proteiche al gusto "Margherita" forse saremmo più liberi. Perché anche se uno sente proprio il bisogno di scappare dalla partita, la pizzeria come luogo fisico è comunque troppo vincolante, è un’infrastruttura che come tale ha una sua precisa collocazione geografica. Ti costringe ad andare proprio lì dove c’è il forno. Cottura dalla quale non si sfugge. La barretta proteica, invece, ti permette una cosa molto più romantica tipo quella di gustartela in riva al mare. Davanti a una chiesa rinascimentale, o se uno è legato alla tradizione, addirittura davanti a quella pizzeria dove non c’era posto. Il prete di Serumido quando la domenica c’è il lunch-match, per non perdere i tifosi delusi, al posto dell’aspersorio, per benedire usa l’insaporitore al gusto pizza.

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