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giovedì 18 aprile 2019

Siamo ciò che mangiamo



Il Bambi ha voluto associare il cibo al ricordo di uno scudetto Viola, alla fine è venuto fuori; pane, burro e zucchero, Orzoro, latte condensato, croste di formaggio nella pastina, Nesquik e Ciaocrem. Forse qualcosa è più vicino alla Coppa Italia vinta a Roma contro il Milan. Oggi in autofinanziamento prepara la pasta con il Condiscoglio Arbi surgelato. E menomale che la nonna è morta e non può vedere. Sempre a proposito di alimenti e del fatto che non ha ancora smaltito la sconfitta interna contro il Frosinone, ieri sosteneva che andrebbe smaltito anche l’olio delle scatolette di tonno. Confessando che negli anni di Pioli si è talmente rattristato che ha fritto una sola volta. Peggio di lui stanno solo quei poveri guardiani dei porti che ogni sera fanno il giro con catene e lucchetti. Gli ho detto di smetterla e di guardare la luce di certe sere, di camminare guardando il cielo. Di annusare l’aria, socchiudere gli occhi e allentare la presa. Concedersi una speranza piccola piccola come vincere a Bergamo. Parole sprecate perché lui invece è di quelli che se gira l’angolo e il sole lo abbaglia, alza le mani aperte al cielo, se le porta subito agli occhi e cerca l’appoggio di un muro o di un lampione gemendo con sofferenza. Non perde mai occasione per fare del melodramma. E’ancora troppo vivo il ricordo di Ciofani per andare oltre. E poi noi siamo ciò che mangiamo. E gli psicologi studiano per spiegarci a cosa serve mettere il peperone negli spiedini di carne. Che poi è come avere una squadra di calcio con Simeone centravanti e Pioli in panchina. Come del resto io che questo editoriale potevo scriverlo anche meglio ma ieri ho bevuto solo acqua naturale.

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