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martedì 26 luglio 2016

Con le onde di Donoratico si può praticare solo il surf play finanziario



Ho incontrato un tifoso Viola tra Donoratico e San Vincenzo, ancora più preoccupato di quelli oltre Piombino che temono la cessione di Badelj, Vecino e Kalinic. Eravamo sulla spiaggia di fronte alla villa della Contessa Cinzano, quando un attimo prima di entrare in acqua, mi ha raccontato della sua paura più grande: fare il bagno e sbattere il mignolo contro una spigola. Ma a me danno più fastidio altri tipi di tifosi, soprattutto quelli che a cena non alzano la mano quando si ordinano i caffè, poi una volta che arriva il cameriere al tavolo a servirli lo volevano anche loro, e allora che cazzo ti lamenti di Cognigni. Svegliati. Il Bambi dice dice della parsimonia civitanovese, e poi pur di non buttare 180 € per cambiare la zanzariera prova a ripararsela da solo con 39,90 €, e poi paga anche i 180 € perché ha spaccato tutto. Al tifoso Viola che non accetta la realtà dei bacini d’utenza, andrebbe spiegata bene qual è l’ipocrisia presente nella pubblicità del Mulino Bianco, visto che nel nostro campionato la colazione tipo prevede una mamma con il ciclo che urla, un figlio sullo smartphone che non sente, e soprattutto il babbo che la fa al bar. Comportandoci così dimostriamo una sostanziale mancanza di coerenza, che oggi può vantare invece proprio Cognigni, e forzando un po’ il concetto, forse anche la cedrata Tassoni, grazie alla quale insiste a trasmettere il proprio spot in TV da 40 anni. E coerenza vorrebbe che tutti i tifosi Viola facessero come i dipendenti della fabbrica dei Krumiri, malgrado la chiusura dell’attività continueranno ad andarci a lavorare lo stesso. A me distrugge più il mare (dalla Mazzanta fino a Capalbio) che le ventilate cessioni, troppe poppe che non posso toccare. Il mio consiglio spassionato per vivere meglio, a questo punto è quello di vivere solo di inizi, di entusiasmi, tipo quando arriva il ragazzo delle pizze (Toledo). Mentre l’unica recriminazione che mi appartiene veramente è quella di non avere più quattro anni quando mi casca il gelato e non poter strillare la mia disperazione al cielo.

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