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giovedì 28 febbraio 2019

Come nei peggiori film americani



Un altro tre a tre dopo quello con l’Inter di tre giorni prima, c’è il commovente ricordo di Astori, e la considerazione che tre sia il numero perfetto, in mezzo accelerazioni e spettacolo. Spot ideale per una manifestazione spesso snobbata. Si fa preferire l’Atalanta con il lungo e il corto che non sono caffè, a fare la differenza. La partita rischia di essere chiusa dopo il gol di Pasalic, e non si sa chi è più frastornato tra Hugo e il tifoso Viola. Se di errori ne commette la Fiorentina; Ilicic seguito così alto dal brasiliano, Gerson irretito da De Roon, Dabo aspetta e spera Gomez poco oltre l’area di rigore, di errori ne commette anche l’Atalanta, perché sul doppio vantaggio in trasferta i bergamaschi non si fermano e subiscono il contropiede di uno straripante Chiesa. Il secondo tempo è una copia del primo a ritmo più basso, ma se dopo venti minuti la Fiorentina non si è arresa, qualche suo tifoso aveva invece già perso. Forse aveva solo anticipato il risultato che si concretizzerà tra il 29 e il 31 febbraio. La sconfitta. La velocità di giudizio è figlia dei nostri tempi, del resto corriamo sempre, prendiamo l’Alta Velocità, la fibra per Internet, i fast food, quindi il pareggio diventa solo un’agonia insopportabile che ci separa dall’eliminazione del ritorno. Maledetto cuore. Grinta che non ci manca neanche a noi tifosi specie quando c’è da darla già per persa. Malgrado un Atalanta migliore, un tecnico più capace, con questa inopportuna determinazione non c’è stato verso di perdere. Chiesa scatenato, Muriel decisivo, Lafont e Hugo in difficoltà, Benassi goleador malgrado sia un bidone. Niente VAR oggi, solo un istant review per l’entrata in scivolata della Primavera sul cervello di Gasperini che nel dopo partita insiste ancora sull’episodio di Chiesa in campionato. Non c’è quindi solo il mistero della balena spiaggiata in Amazzonia, c’è anche quello di come abbiamo fatto a non perdere malgrado l’Atalanta si sia dimostrata migliore. Non moriamo davvero mai. E chi tra di noi si considerava già spacciato dopo venti minuti, alla fine dell’ennesima rimonta mi è sembrato come quando in macchina non sappiamo dove andare e allora abbassiamo la radio. Dopo quei venti minuti tremendi il Bambi non avrebbe trovato innocenti in campo nemmeno se avesse visto la partita accanto ad Erode. In quei momenti di pessimismo e colpe da irrorare sulla squadra come fossero ramato, momento nel quale c’era da soffrire per spingere la squadra alla rimonta, mi sono ritrovato a bere da solo al bancone di un bar come nei peggiori film americani.

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