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martedì 26 febbraio 2019

Il costume intero



Penso che Spalletti abbia sbagliato il tono, non deve alzare la voce per dire che la palla è sbattuta sul petto, la gente crede a qualsiasi cosa, ma se gliela bisbigli. Quando è così nervoso dovrebbe andare a fare le interviste mordicchiando il tappo della Bic. Si dice anche che gli abbia telefonato Marco Cappato per capire se avesse bisogno di essere accompagnato da qualche parte. Forse Luciano non ha frignato dieci minuti per il rigore, a un certo punto ho avuto come la sensazione che si riferisse alla crisi del 29, poi a quella mediorientale, per finire con accenni sulle Brigate Rosse. Mentre Caressa aveva parlato degli Ittiti e dei Babilonesi, e Luciano ha i suoi bravi informatori. Mettiamoci anche che era rattristato per la morte di Mark Hollis cantante dei Talk Talk di cui Spalletti conserva gelosamente tutta la discografia. Solo il Bambi ha trovato giustificate le sue recriminazioni, sa come psicologicamente sia difficile superare quella che si ritiene un’occasione persa. Di quelle che non riesci più a dimenticare. Così come Luciano che se la porterà dietro per molto tempo questa mancata vittoria, lui ancora si ricorda di quando vide quella ragazza fare l’autostop, bellissima, con la minigonna e il cartello che indicava “Roma”, e lui proprio lì andava. Ma purtroppo aveva appena scoreggiato. Sarà che da piccolo non mi piacevano i pagliacci, percepivo come forzatura eccessiva tutta quella finzione per far ridere, una forzatura così palpabile che m’ispirava tristezza. Oggi che sono cresciuto non li detesto più i pagliacci, ma continuano però a farmi tristezza. E se proprio dovessi fare una rapina mi metterei proprio la maschera di Spalletti. Ed è uno scandalo che non abbiano dato a lui l’Oscar per la miglior frignata non protagonista. Anche Dazn prende le distanze dalle lamentele di Luciano. Troppo lunghe. Poi a fine serata emerge una storia triste che ci riporta a quella frase ripetuta con ossessione “era petto, era petto”, un racconto di un’amica che conosce la sua infanzia. Era estate, al Lido di Camaiore, la zia doveva acquistare un costume intero, blu scuro, austero e con le coppe preformate. Lui era troppo piccolo per stare fuori, e allora lo portò in camerino. Anche se la zia si spogliò coprendo il seno generoso con le mani. Da allora vede ombre cinesi sull’operato degli arbitri. E non sempre sono polpastrelli.

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