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mercoledì 5 aprile 2017

Divisi in due come certi ingressi


Si parla sempre di allenatore e di terzino destro, l’equivalente del “non sudare” e “hai mangiato?” di mia mamma che è andato avanti vent’anni. Spero che la questione si chiuda prima questa volta. Certo, il calcio è anche questo, è solo che a me piace far finta di stupirmi come gli attori porno increduli quando la segretaria gli tocca la gamba. Circa il mio ottimismo che sembra illimitato persino nella vicenda del numero due, devo fare una precisazione, ottimista lo sono e non posso negarlo, ma anche distratto, aggiungo, delle volte incontro dei periodi no e non li riconosco proprio. E poi a vent’anni vuoi la quarantenne, a quarant’anni vuoi la ventenne, a sessanta ancora vuoi il terzino destro. Veniamo alla Roma eliminata nel derby di Coppa Italia perché non basteranno delle leggere puncicate per risvegliarsi da un brutto incubo, per riprendersi ci vorrà l’uso di un superfood tipico della tradizione romana come l’abbacchio di Goji. Che Firenze sia donna lo dimostra questa ciclica ricorrenza dello sbalzo d’umore, non proprio legato al ciclo mestruale ma una volta all’allenatore, un’altra a Tomovic, un’altra ancora ai Della Valle, e così dai nuovi agognati tipo Percassi e Lotito, via via fino alle solite divisioni interne come certi assorbenti con il filo. Divisi come certi ingressi. Mentre un solo errore hanno fatto i Della Valle per me, quando promisero di lottare per lo scudetto entro il 2011, per mantenere una tale promessa avrebbero dovuto congelarla. Tanto e comunque  rimarremo sempre divisi qualsiasi cosa accada, dalla proprietà che si avvicenda a qualsiasi risultato si ottenga. Devo dire che quando ero ancora piccolo non capivo il nonno Gigi, fiaccheraio comunista con il fazzoletto rosso al collo, quando sosteneva che anche le donne si dividevano in due, poi il mi’ babbo che non era d’accordo non lo lasciava nemmeno finire e gli rispondeva “ma in due che? Categorie? Tipi?” Lui ribadiva semplicemente “in due e basta” perché voleva fare la battuta pensando di dire che era così perché l’uomo è un illusionista, se non fosse che invece diceva illuso. E anch’io oggi voglio portare avanti il concetto del nonno e dico che siamo proprio degli illusionisti a Firenze.

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